Nuvolette di pensieri

Mormora l'acqua del ruscello

Facciamo pressione

su 29 agosto 2015

 

Elizabeth Pickett* in questo articolo pubblicato su Femminist Current (QUI), a ridosso dell’approvazione della risoluzione di Amnesty, ci parla di consenso, delle matrici alla base del commercio di sesso a pagamento, della situazione nei Paesi che hanno regolamentato e di tanti piccoli tasselli per comprendere meglio di cosa stiamo parlando. Una precisazione doverosa: insieme al termine sex work tanto in voga, gira anche quello di femministe pro-sex. Vi sorprenderà ma sappiate che le abolizioniste non sono contrarie al sesso, ma alla sua mercificazione e alla coercizione e alla violenza che la vendita e lo sfruttamento di un corpo portano con sé. Ebbene il sesso ci piace e ci piace libero per tutte, così come, in quanto femministe, si dovrebbe lottare per i diritti delle donne, esseri umani al 100%. Non dovremmo stare dalla parte di chi (clienti e papponi) desidera vederle come oggetti, merci, de-umanizzate per il loro business criminale.

 

Mi permetto di azzardare affermando che la maggior parte delle persone che ora stanno leggendo questo pezzo non credono che gli uomini abbiano diritto ad avere accesso al corpo delle donne per la loro gratificazione sessuale attraverso la coercizione e la violenza. Avevo più fiducia in questo assunto, prima che Amnesty International varasse la risoluzione a sostegno di una politica che depenalizzasse anche clienti e papponi, ma la mia scommessa era che anche di fronte a tale politica AI avrebbe detto ma non avrebbe poi fatto qualcosa. Il motivo per cui dico questo è che AI afferma di voler approvare solo la prostituzione volontaria e non quella “involontaria”.
Il sex work (sic) implica un accordo contrattuale in cui i servizi sessuali sono negoziati tra adulti consenzienti, con i termini di impegno concordati tra il venditore e l’acquirente di servizi sessuali. Per definizione, il sex work significa che i sex workers che sono impegnati nel commercio di sesso hanno acconsentito a farlo (cioè hanno scelto volontariamente di farlo) e ciò lo rende diverso dal traffico. Se questi volontari per il commercio di sesso esistono, chi sono, dove sono e cosa importa? Oltre a ciò, come si può proteggerli decriminalizzando gli uomini che usano i loro servizi sessuali, senza comportare alcun rischio per chi non è volontario?
A livello globale, le donne vivono in un contesto politico, sociale ed economico dominato dal capitalismo patriarcale razzista – un sistema che è per definizione strutturalmente razzista, sessista e classista. Il volontarismo è un concetto estremamente problematico per gli oppressi e gli sfruttati e le donne sono, per definizione, oppresse e sfruttate. Quando le donne sono indigene, povere, di colore, lo sfruttamento e l’oppressione avvengono attraverso più fattori che si intersecano. Questa realtà rende l’intera nozione di “volontari” del commercio del sesso e di “consenso” di una transazione commerciale sospetta sin dal principio.
Dimenticate le analisi femministe per un attimo e osservate come il diritto commerciale (QUI) – accettato in gran parte del mondo occidentale, in questo caso negli USA – esamina la questione del consenso in una transazione. Chunlin Leonhard spiega (QUI):

“Il requisito di volontà del consenso “richiede condizioni libere da coercizione o indebito condizionamento”. La coercizione si verifica quando una persona rischia di danneggiare l’altra persona al fine di ottenere il consenso. “Influenza indebita, al contrario avviene attraverso l’offerta di una ricompensa eccessiva, ingiustificata, inappropriata, impropria o altre proposte per ottenere l’accordo”. Inoltre, “incentivi che normalmente sono accettabili possono diventare influenze indebite se il soggetto è particolarmente vulnerabile”.

Ci viene chiesto, attraverso la retorica del sex work di accettare che esista un gran numero di donne nel mondo, adulte, che non sono state forzate con la violenza e le minacce di violenza, e che hanno fatto e continuano a fare scelte sufficientemente libere da coercizione o indebito condizionamento. Questo è lo scopo del convincerci che le esperienze di queste donne siano uno standard (certamente vago) che convalida il loro consenso a rapporti sessuali con uomini estranei, che le pagano, a volte molto bene, a volte assolutamente non bene, per ottenere servizi sessuali. La coercizione rappresentata dalla povertà, apparentemente non rientra in questa logica, dato che la maggior parte delle donne che si prostituiscono lo fanno per soldi, ancora una volta per definizione. La coercizione rappresentata da questioni razziali e dal sessismo è pure esclusa dal punto di vista del consenso.
AI, come molti gruppi di sex workers, papponi, clienti, ha basato la sua decisione su una visione idealista, liberale, capitalista di autonomia, di libertà individuale (compresa la libertà di contratto), di libertà dalla coercizione o indebito condizionamento che semplicemente non si applica ai cittadini oppressi e sfruttati del mondo, per non parlare delle donne. Questo non dovrebbe sorprenderci – AI è sempre stata utopista, liberale, un’organizzazione capitalistica, come lo sono molte altre ONG mondiali – come la Fondazione Gates per esempio.
Sostenere che le condizioni per questo tipo di autonomia individuale e la libertà di scegliere non ci sono per tutte le prostitute nel mondo non ci rende puerili come molti affermano, ma ciò sta a indicare che, per ragioni concrete, dobbiamo preoccuparci e sforzarci di proteggerci dalle devastazioni del capitalismo razzista patriarcale. Ma c’è! Come prima cosa sto utilizzando parole che AI (e molti altri) non accetterebbe. Allora, come facciamo a convincere la gente con un residuo di buona volontà nei confronti delle donne che l’adozione della policy di AI che sostiene la depenalizzazione di clienti e papponi non porterà benefici, piuttosto danni, alle donne?
Penso che la risposta stia nell’impegno di AI e di molte persone (mi auguro) di fermare il sequestro permanente delle donne nella tratta, nonché un impegno a proteggere le minori coinvolte nel sistema di schiavitù sessuale. Perché senza il supporto e la collusione degli stati di tutto il mondo, le ONG colluse con essi, con interessi capitalistici e con quelli dei papponi e dei clienti dell’industria del sesso, il traffico di donne e di ragazze non sarebbe delle dimensioni attuali. Questo perché il numero di volontari per il commercio di sesso sarà sempre superato dalla domanda, fino a quando non verranno presi provvedimenti seri per far terminare, o almeno scoraggiare, la domanda.
Diciamo che – dai, lo fanno – esiste nel mondo qualche gruppo di donne che sono sufficientemente non toccate dalla realtà razzista del capitalismo patriarcale, sufficientemente autonome e libere, che sono in grado di fare volontariamente le prostitute, in modo sufficientemente libero da coercizione, costrizione o indebito condizionamento, tanto che si possano definire prostitute volontarie. (Facciamolo per un istante, anche se abbiamo prove che alcuni maschi sostenitori dei diritti umani pensano a proposito delle donne povere.. come ha detto Ken Roth CEO di Human rights watch: “Tutti vogliono porre fine alla povertà, ma nel frattempo perché negare alle donne povere la possibilità di lavoro sessuale volontaria? ” https://twitter.com/KenRoth/status/630677061858930688).
Dove sta il problema? Il problema è che la domanda di prostitute supera l’offerta. Semplicemente non ci sono abbastanza volontarie per il commercio di sesso per soddisfare la domanda, anche nei paesi in cui tutti gli aspetti della prostituzione sono legali.
Prendiamo come esempio Amsterdam.
La sua industria del sesso raggiunge oltre i 500 milioni di euro all’anno di guadagni, di cui il governo incassa una percentuale attraverso le tasse. I lavori nei bordelli sono pubblicizzati nelle agenzie di lavoro e la prima “naked gym” ha aperto nel 2011 (QUI).
Ma a quanto pare, non molte olandesi vogliono lavorare in questo settore, come dimostra il fatto che la maggior parte delle donne che si prostituiscono non sono olandesi. La CATW ha stimato che le donne che lavorano nell’industria del sesso di Amsterdam sono circa 30.000. Ma usiamo i numeri del governo olandese che le stima tra le 20.000 e le 25.000. Il numero di donne provenienti dall’estero oscilla ovunque dal 60 all’80%. Nella migliore delle ipotesi, i protettori sono stati in grado di attirare non più del 40% di donne olandesi volontarie e forse anche meno. Le altre donne provengono da 44 paesi diversi, ma soprattutto dopo la caduta del muro, vengono da Bulgaria, Romania, Rep. Ceca e Polonia (QUI). Si stima che ovunque da 1000 a 7000 di quelle donne sono vittime di tratta (QUI). Non solo, ma molti sono bambini (QUI):

“L’organizzazione di Amsterdam ChildRight stima che il numero è passato da 4000 bambini nel 1996 a 15000 nel 2001. ChildRight ha stimato che almeno 5000 dei bambini in prostituzione provengono da altri paesi, con un grosso numero di nigeriane.”

Verifichiamo la Germania, dove tutti gli aspetti della prostituzione sono legali. E indovinate? Anche la maggior parte delle donne tedesche non vogliono fare volontariato. Ancora una volta, due terzi delle donne impegnate nell’industria del sesso provengono dall’estero. Naturalmente, questo non significa che siano necessariamente vittime di traffico, ma la possibilità è elevata. Le statistiche sul numero effettivo di donne e ragazze vittime di tratta a fini sessuali sono notoriamente complesse da stendere a causa del basso numero di denunce (in parte, a causa del fatto che legalizzando la prostituzione diventa difficile distinguere tra volontarie e forzate). Non solo, ma la depenalizzazione di sfruttatori e clienti rende molto più difficile catturare i trafficanti, perché le forze dell’ordine non possono accedere ai bordelli. Anche se le donne e le ragazze trovate nei luoghi di lavoro sono vittime di tratta, tranne quando non vi sia un problema di età evidente, sono sempre restie a dire che non sono lì per libero arbitrio, perché è così quando sei controllata da un pappone. Oltre ciò, il traffico di donne e ragazze è in crescita esponenziale, tanto da mettere in crisi la capacità delle forze dell’ordine di tenere il passo.
“Secondo un rapporto sul traffico di esseri umani recentemente presentato dal commissario europeo per gli affari interni Cecilia Malmström, ci sono più di 23.600 vittime nell’Unione europea e due terzi di loro sono sfruttati sessualmente. Malmström, dalla Svezia, intravede i segnali di come le bande criminali stiano espandendo le loro operazioni. Tuttavia, dice, il numero di condanne è in declino perché la polizia è sopraffatta nei suoi sforzi per combattere il traffico.” (QUI)
Inoltre, non è un caso che i paesi di provenienza delle donne e delle ragazze vittime di tratta (e anche delle “volontarie”) siano quelli con i più rilevanti problemi socio-economici e politici. Ma AI ritiene che quelle siano siano le stesse donne e ragazze il cui diritto di fare volontariato per l’industria del sesso debba essere protetto. Ah le contraddizioni.

I costi per i trafficanti
Sicuramente questa breve panoramica porta inevitabilmente a concludere che semplicemente non ci sono abbastanza volontarie tra le donne del mondo per soddisfare il desiderio apparentemente insaziabile (e incoraggiato) di alcuni uomini per la loro gratificazione sessuale ad ogni costo e senza alcun riguardo per il desiderio sessuale delle donne stesse (la prostituzione non ha nulla a che fare con i desideri sessuali delle donne). Una volta che il sesso diventa una transazione commerciale da multi-miliardi di dollari all’anno, con i maschi, come coloro che pagano e mantengono donne e ragazze, l’unico tipo di desiderio che resta alle donne è il desiderio di guadagnarsi da vivere o, addirittura, solo quello di sopravvivere.

Data la scarsità di volontarie tra le donne e la necessità di generare una industria da multi-miliardi di dollari all’anno le donne vittime della tratta dovranno soddisfare la domanda di sesso maschile, sicuramente è evidente che il problema è, avete capito bene, la domanda di sesso maschile. Ci sono tutte le ragioni per credere che non fare nulla per frenare la domanda equivale a dare il consenso sociale alla schiavitù sessuale di centinaia di migliaia di non volontarie.

La criminalizzazione di sfruttatori e clienti non porrà fine completamente al problema. Nessuno è così ingenuo da pensare questo. Solo la fine del capitalismo patriarcale e la sua sostituzione con un sistema socio-economico che valorizzi la vita di tutte le persone, soprattutto, senza distinzione di razza, sesso o condizione economica potrà rendere possibile questo. Le femministe che consigliano la criminalizzazione di coloro che vendono le donne e di coloro che le acquistano comprendono perfettamente che la sanzione penale rappresenta solo un debole argine tra i loro corpi e la forza bruta del patriarcato. Coloro che hanno lavorato per decenni nell’ambito di questioni legali e di ordine pubblico, inerenti alla violenza maschile contro le donne sono fin troppo consapevoli del fatto che, anche in quei luoghi in cui esistono una buona legge e una buona politica sulla carta, i tassi di riferimento, la ricerca, le strategie, l’azione penale, e la condanna degli uomini che violano le donne sono patetici. Continuiamo a lavorare su tutti questi fronti, con la piena consapevolezza che il diritto penale, da solo, non potrà mai essere sufficiente. Ma non può essere seriamente suggerito che quelle protezioni scarse dovrebbe essere negate.

Lavoriamo per fare pressione sui soggetti e sui sistemi responsabili per la nostra protezione e per la punizione di quei maschi che minacciano la nostra integrità fisica quotidiana. Non meno di ciò che è necessario per combattere la piaga della schiavitù sessuale femminile. Non meno che la criminalizzazione della domanda maschile per l’accesso ai nostri corpi, non importa la qualità del nostro consenso. Non chiedo granché.

 

*Elizabeth Pickett is an internet-based feminist freedom fighter, a mother and grandmother, a blogger, and a poet, seething in Whitby, Ontario. Her website is The Final Wave. Follow her @ElizPickett.


12 responses to “Facciamo pressione

  1. IDA ha detto:

    Questo Ken Roth è davvero un benefattore dell’umanità.
    Ma chi è Ken Roth?
    Sono d’accordo, che la tratta serve a colmare l’offerta ed ad abbassare i prezzi. Mi sembra un dato incontrovertibile, ma non per tutti è così. Si può dedurre che: se proteggo, stimolo, sollecito la domanda, la tratta di esseri umani, aumenta. Se scoraggio la domanda, la tratta diminuisce.

    A Proposito di Amnesty, nella sezione italiana c’è un documento, non ho capito bene di che hanno è, ma dichiara: “L’Europa occidentale importa illegalmente 500.000 prostitute all’anno, la maggior partedall’Europa dell’est, ma anche dall’Asia e da altre parti del mondo. In Italia le prostitute straniere,tutte trattate come schiave, sarebbero 50.000 e di queste un terzo sono minorenni.”
    Il documento si intitola “PROSTITUZIONE E TRAFFICO SESSUALE” ed si trova nella sezione Italiana di Amnesty.

    Piace a 1 persona

  2. cristinadellamore ha detto:

    Purtroppo non vedo una soluzione immediata

    "Mi piace"

  3. quark ha detto:

    Ma a parte fare la guerra ai puttanieri come me , qualche altro interesse nella vita ce l’avete o no ?

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

tiritere72663953.wordpress.com/

"Alle giovani dico sempre di non abbassare la guardia, non si sa mai". Miriam Mafai

Il blog di Paola Bocci

Vi porto in Regione con me

Non Una Di Meno - Milano

Contro la violenza maschile sulle donne e tutte le forme di violenza di genere

ilportodellenuvole.wordpress.com/

I tessitori di nuvole hanno i piedi ben piantati per terra

Variabili Multiple

Uguali e Diversi allo stesso tempo. A Sinistra con convinzione.

Blog delle donne

Un blog assolutamente femminista

PARLA DELLA RUSSIA

I took a speed-reading course and read War and Peace in twenty minutes. It involves Russia.

Critical thinking

Sociology, social policy, human rights

Aspettare stanca

per una presenza qualificata delle donne in politica e nei luoghi decisionali

mammina(post)moderna

Just another WordPress.com site

Femminismi Italiani

Il portale dei femminismi italiani e dei centri antiviolenza

violetadyliphotographer

Just another WordPress.com site

Il Golem Femmina

Passare passioni, poesia, bellezza. Essere. Antigone contraria all'accidia del vivere quotidiano

Last Wave Feminist

"Feminism requires precisely what patriarchy destroys in women: unimpeachable bravery in confronting male power." Andrea Dworkin

Links feminisme

geen feminisme zonder socialisme, geen socialisme zonder feminisme

Rosapercaso

La felicità delle donne è sempre ribelle

vocedelverbomammmare

tutto, ma proprio tutto di noi

Stiamo tutti bene

Le tragicomiche avventure di una famiglia di nome e di fatto

Abolition du système prostitueur

Blog du collectif Abolition 2012

Banishea

Gegen Prostitition. Für Frauen. Für Selbstbestimmung und Unabhängigkeit. Gegen Sexkauf. Not for Sale. Weil Frauen keine Ware sind.

Out and about

psicologia, scrittura, immagini

Sarah Ditum

Writing, etc.

Femina Invicta

Feminist. Activist. Blogger.

THE FEM

A Feminist Literary Magazine

O capitano! Mio capitano!...

"Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno." [Oscar Wilde]