
Desidero condividere quanto emerso durante l’iniziativa tenutasi presso il Municipio 7, in occasione dell’incontro Insieme contro la violenza sulle donne lo scorso 25 novembre 2021.
Abbiamo incontrato la responsabile Margherita Moioli e la psicologa Elena Ierardi del Servizio d’Accompagnamento alla Genitorialità in Adolescenza (SAGA) dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, insieme a Terre Des Hommes e Università degli studi Milano Bicocca partner in questo progetto di sostegno a giovani mamme. Si tratta di un servizio pubblico gratuito ad accesso libero, senza necessità di impegnativa. Le operatrici del SAGA seguono mamme dagli 11 ai 21 anni, dalla gravidanza fino al secondo anno di vita del bambino: al momento sono 70, provenienti da tutti i Municipi di Milano (tranne l’1 e il 2) e dall’hinterland. Si tratta di un fenomeno in atto da anni, in cui probabilmente pesano i tagli cronici ai servizi sociosanitari territoriali, ad azioni di prevenzione e di educazione sessuale, alla contraccezione, alla maternità responsabile e consapevole, capacità di fornire alternative di vita e di progettualità differenti, più a misura di queste età. Ma non è solo questo, ovviamente. C’è un problema di fondo, una violenza intergenerazionale familiare che sfocia in quelle che le operatrici stesse definiscono “fughe” in cerca di un futuro diverso, con una gravidanza. Si cerca una rinascita attraverso una nuova nascita, ma sappiamo che la maternità è un percorso che mette di fronte a tante sfide e difficoltà. In alcuni casi è proprio il Tribunale dei Minori a inviarle al SAGA. C’è un lavoro di rete sia con gli specialisti ospedalieri che consultoriali e UONPIA. L’obiettivo è accoglierle, senza farle sentire giudicate o colpevolizzate. L’ascolto e il sostegno che troppo spesso mancano nella vita di tante donne.
Arrivano al SAGA quando la decisione di portare avanti la gravidanza è già stata presa in altri livelli di presa in carico. C’è da segnalare che su questa scelta probabilmente incide anche un accorgersi della gravidanza in una fase già avanzata: questo in parte può dipendere dalla scarsa informazione e consapevolezza sul proprio corpo e sugli aspetti legati alla sessualità. Si dà per scontato che le nuove generazioni sappiano tutto, in realtà ciò che sanno è molto spesso frutto di un passaparola, falsi miti che non sono corretti da informazioni qualificate.
Accade questo, nel 2021, a Milano, più che altrove in regione, perché evidentemente c’è un’infanzia e un’adolescenza che spesso vengono interrotte, segnate, abusate, caricate di qualcosa che non dovrebbe assolutamente pesare su queste giovani vite. Il 51% ha vissuto esperienze traumatiche (maltrattamento, trascuratezza, abuso, violenza assistita) in infanzia. Accade che si debba creare un servizio come questo, ed è più che mai necessario che ci sia, perché ci si è dimenticati di dare strumenti di protezione e opportunità di vivere la propria età. Accade che dietro questa esperienza spesso ci sia violenza, inconsapevolezza dei propri diritti, un consenso che non può essere tale e pieno a certe età. Si sottovalutano gli impatti di un vuoto di politiche educative di prevenzione precoci, sin dalla prima media, o forse ci si affida al caso, al destino, alla sorte. Nel 2021. Sappiamo che il destino non esiste e se accade che delle bambine o poco più debbano affrontare una gravidanza e la genitorialità è un fallimento di noi adulti, siamo noi i responsabili. Noi, che nonostante le dure battaglie delle donne negli anni ’70, con una legge come la 194/1978 e la contraccezione legalizzata nel 1971, negli ultimi anni siamo giunti a non fare prevenzione a sufficienza. Il nostro obiettivo è che si torni a farla in modo capillare e strutturale, perché a queste età la priorità deve essere lo studio, la crescita e la formazione individuale, la conoscenza e la costruzione del sé, l’investimento sul proprio futuro, indipendenza, autonomia e libertà, soprattutto dalla violenza. Disinvestire in servizi pubblici porta a creare un vuoto difficilmente colmabile.
La genitorialità in adolescenza presenta un duplice rischio, tra maltrattamento subito e rischi di maltrattamento sul bambino.
I rischi per le madri evidenziati:
- Stati depressivi fino al 50% maggiori rispetto alle mamme adulte
- Stress elevato rispetto al proprio ruolo parentale
- Modelli di attaccamento insicuri (il 64%) e disorganizzati
- Bassi livelli di autostima
- Violenza dal partner e assenza di relazioni affettive stabili.
I rischi per il bambino:
- Più probabilità di attaccamento insicuro, evitante o disorganizzato
- Ritardi nello sviluppo cognitivo, linguistico e motorio
- Difficoltà nello sviluppo emotivo, nella capacità di riconoscere e regolare le emozioni
- Abuso e trascuratezza
- Disturbi della condotta
- Antisocialità e atteggiamenti di delinquenza giovanile
- Abbandono scolastico, difficoltà di apprendimento
- Maggiori probabilità di diventare a loro volta genitori in adolescenza (nel 90% di casi hanno una storia familiare di genitorialità in adolescenza).
In Italia i nati da madri minorenni sono lo 0,4% di tutte le nascite annue. Sicilia, Campania e Lombardia sono in cima alla classifica per mamme tra i 14 e i 17 anni. In Lombardia si contano 1000 casi all’anno tra le under 22. Il fenomeno è in decrescita, anche se il lockdown ha visto un innalzamento in città, poiché molte famiglie hanno scelto di far convivere giovani fidanzati. Subito dopo il parto si avvia un percorso di contraccezione, ma occorre capire cosa accade dopo il periodo in cui le ragazze escono dall’accompagnamento del SAGA. C’è sicuramente un problema culturale, di aspettative e di modelli di riferimento, di cura di sé e di una consapevolezza in materia sessuale e del proprio corpo, che andrebbero maggiormente messi al centro dell’impegno di istituzioni ed enti. C’è il tentativo di non far perdere l’anno scolastico in gravidanza, facendolo rilevare come esperienza formativa; c’è a tal proposito la recentissima collaborazione avviata con la Cooperativa Zero-5 con il progetto IN BLOOM, per sostenere queste ragazze nel proseguo degli studi, orientandole nella formazione e nel lavoro. Si tratta di interventi ex post, riparativi, ma il lavoro politico che come istituzioni pubbliche dobbiamo fare è prevenire, intervenire prima, evitare abusi, violenze e maltrattamenti, a monte di una genitorialità precoce e precocissima dagli impatti pesanti sul futuro di due minori, madre e figlio. Se leggiamo una delle slide presentate, nell’80% di casi si tratta di gravidanze indesiderate, nel 30% c’è l’assenza di un partner, nell’85% avvengono in condizioni socioeconomiche svantaggiate, nel 60% c’è l’interruzione degli studi, l’80% non lavora, il 30% è a rischio di depressione post-partum e ansia. Si cerca di prevenire il rischio psicopatologico nelle mamme, di altre esperienze traumatiche, condizioni di maltrattamento e trascuratezza nei confronti dei bambini, situazioni psicopatologiche nei figli, favorire l’interruzione di trasmissione intergenerazionale del trauma, consentire uno sviluppo socio-emotivo più equilibrato nel bambino, sostenere il benessere psicologico delle mamme.
Si insegna a queste ragazze, spesso poco più che bambine, ad acquisire il ruolo di genitore. Non è sicuramente un percorso che si può concludere semplicemente nei primi due anni di vita del figlio, perché crescendo saranno nuove le sfide che si presenteranno e nuove le esigenze di mamme e figli, quindi ci si augura che il supporto in qualche modo continui e che i servizi sociali sappiano svolgere il proprio ruolo.
Simona Sforza
Consigliera Municipio 7 – Milano
Per qualche informazione in più, rimando ai siti: