Nuvolette di pensieri

Mormora l'acqua del ruscello

Ancora sulla democrazia in rete

Continuo a leggere articoli, a documentarmi sul tema della democrazia liquida, ma devo rassegnarmi: non capisco come possa funzionare e come alla fine si possa trovare più vantaggiosa della democrazia vecchia maniera.

Oggi leggevo questo articolo:

http://m.linkiesta.it/#/liquid-feedback

Mi chiedo, ma chi non è connesso alla rete, chi non sa usare la rete è automaticamente escluso dal gioco? E poi, se devo comunque delegare, cosa c’è di diverso rispetto alla democrazia rappresentativa? Il mezzo ipertecnologico garantisce davvero un maggior grado di partecipazione oppure è solo un falso mito e un gadget tecnologico per giocare a ‘governare’. Come al solito i problemi reali e importanti restano marginali: ci possiamo inventare mille nuovi strumenti, ma le idee e le azioni per realizzarle sono indispensabili. Non possiamo ridurre la politica al risultato di ibride forme di democrazia liquida, talmente imperscrutabili e incontrollabili da rendere le istituzioni e le decisioni frutto di opinioni superficiali. La gestione della cosa pubblica implica un grado di conoscenze e approfondimento molto ampio ed elevato. Non è come cliccare su ‘mi piace’ questo ristorante o questo vestito.

Vi segnalo questo video propagandistico di Casaleggio. Mi sembra emblematico. Parla da sè.

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Le figure dei demagoghi

Di questi tempi può essere utile rileggere il pensiero di Antonio Gramsci..

“La grande ambizione, oltre che necessaria per la lotta, non è neanche spregevole moralmente, tutt’altro: tutto sta nel vedere se l’ambizioso si eleva dopo aver fatto il deserto intorno a sé, o se il suo elevarsi è condizionato [consapevolmente] dall’elevarsi di tutto uno strato sociale e se l’ambizioso vede appunto la propria elevazione come elemento dell’elevazione generale.

Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni (del proprio particulare) contro la grande ambizione (che è indissolubile dal bene collettivo). Queste osservazioni sull’ambizione possono e devono essere collegate con altre sulla così detta demagogia.

Demagogia vuol dire parecchie cose: nel senso deteriore significa servirsi delle masse popolari, delle loro passioni sapientemente eccitate e nutrite, per i propri fini particolari, per le proprie piccole ambizioni (il parlamentarismo e l’elezionismo offrono un terreno propizio per questa forma particolare di demagogia, che culmina nel cesarismo e nel bonapartismo coi suoi regimi plebiscitari).

Ma se il capo non considera le masse umane come uno strumento servile, buono per raggiungere i propri scopi e poi buttar via, ma tende a raggiungere fini politici organici di cui queste masse sono il necessario protagonista storico, se il capo svolge opera “costituente” costruttiva, allora si ha una “demagogia” superiore; le masse non possono non essere aiutate a elevarsi attraverso l’elevarsi di singoli individui e di interi strati “culturali”.

Il “demagogo” deteriore pone se stesso come insostituibile, crea il deserto intorno a sé, sistematicamente schiaccia ed elimina i possibili concorrenti, vuole entrare in rapporto con le masse direttamente (plebiscito, ecc., grande oratoria, colpi di scena, apprato coreografico fantasmagorico: si tratta di ciò che il Michels ha chiamato “capo carismatico”).

Il capo politico dalla grande ambizione invece tende a suscitare uno strato uno stadio intermedio tra sé e la massa, a suscitare possibili “concorrenti” ed eguali, a elevare il livello di capacità delle masse, a creare elementi che possano sostituirlo nella funzione di capo. Egli pensa secondo gli interessi della massa e questi vogliono che un apparecchio di conquista [o di dominio] non si sfasci per la morte o il venir meno del singolo capo, ripiombando la massa nel caos e nell’impotenza primitiva.

Se è vero che ogni partito è partito di una sola classe, il capo deve poggiare su di questa ed elaborarne uno stato maggiore e tutta una gerarchia; se il capo è di origine “carismatica”, deve rinnegare la sua origine e lavorare a rendere organica la funzione della direzione, organica e coi caratteri della permanenza e continuità”.

dal Quaderno n. 6, Paragrafo 97, Pagine 771-772

 

Ringrazio Mila Spicola per il testo.

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