Ringrazio Mammeonline.net per avermi ospitata nuovamente, questa volta con un pezzo sulla prostituzione.
In questo articolo ho cercato di raccogliere alcune mie riflessioni scaturite dalla risoluzione votata da Amnesty.
E’ stato un modo per ragionare attorno a vari aspetti, nel tentativo di far chiarezza e cercare di dissipare la coltre di falsità che aleggiano sul tema della prostituzione. Ritengo sia fondamentale parlarne e riparlarne, perché attorno a me sento di tutto di più, con persone schierate a priori dalla parte della regolamentazione. Ricordandoci in primis dei diritti delle donne, che devono finalmente essere riconosciuti e rispettati, non solo quando conviene. Non parlate di corpi, di autodeterminazione, di scelta a sproposito, solo quando vi fa comodo, solo per difendere le “abitudini” violente di qualche maschio.
QUI L’ARTICOLO COMPLETO:
QUI DI SEGUITO UN ESTRATTO:
“La policy di Amnesty consiglia ai governi di “non emanare leggi che limitino lo scambio consensuale di servizi sessuali a pagamento”, invitando a depenalizzare tutti gli aspetti del “consensual sex work”. Quindi liberi tutti, tutti uguali?
Se la stessa Amnesty International ammette che ci sono disuguaglianze di genere e di altra natura che spingono le donne in prostituzione, come si può parlare di autonomia, di libertà, di scelta? Meagan Tyler domanda: “Should poor and marginalised women be grateful, as Ken Roth suggests, that wealthier men will pay to penetrate them?”
In pratica, secondo Roth di Human Rights Watch, prostituirsi sarebbe una valida modalità per uscire dalla povertà. https://twitter.com/KenRoth/status/630677061858930688
E così si mettono sullo stesso piano prostitute, clienti e papponi, con questi ultimi nel ruolo di benefattori. Come se ci fosse una reale possibilità di uscire dalla povertà prostituendosi. Semplice per questa gente raccontare la favola della “prostituta felice” o “del denaro facile”. Perché invece non parlare dei danni psico-fisici, delle malattie e delle dipendenze?
Se l’obiettivo di Amnesty, come ha tenuto a precisare, fosse semplicemente quello di eliminare il reato per chi si prostituisce nei Paesi in cui tuttora esiste, mi sembra che il documento della risoluzione si spinga ben oltre. Amnesty se avesse voluto fare bene le cose non avrebbe usato nel suo testo frasi ambigue. I termini sex work e “all aspects” alludono a qualcosa di più ampio, per non parlare poi del “consenso”.