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Prostituzione e tratta sessuale: una verità innegabile

su 23 Maggio 2015
Trovato su earthandspacequest.tumblr.com

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Come promesso torno a tradurre un altro post di Mia de Faoite (QUI l’originale).

Prostituzione e tratta sessuale sono strettamente connesse; si ha una grazie all’altra. L’elemento di connessione sta nella domanda dei nostri corpi, affinché possano essere comprati, usati, sfruttati, umiliati, stuprati dagli stessi delinquenti e che quel legame crudele non può essere rotto da chiunque, sempre e in ogni luogo. Sebbene alcuni responsabili politici, del governo o accademici radicali faranno del loro meglio per spezzare questo legame, ma la loro verità è futile e illogica, solo uno sciocco può negare una verità tale.
Per quasi diciotto mesi ho vissuto a contatto con una donna vittima di tratta, siamo diventate molto solidali, anche se ci vedevamo in segreto, perché lei era costantemente sotto il controllo del suo sfruttatore. Non ho mai conosciuto una persona tanto distrutta, e nonostante mi sia occupata di lei, l’abbia curata, non sono stata in grado di rompere quel malsano e contorto legame che la legava al suo sfruttatore. Se l’avesse picchiata, lo avrebbe difeso, a volte si disperava per compiacerlo, eppure dentro sé in qualche modo aspirava ad essere libera, ma la libertà era un concetto che per lei aveva perso ogni senso.
(Mia ricorda la notte in cui le dette rifugio, storia riportata anche nel mio precedente post, ndr).
Le ho detto che le avrei preparato un bagno visto che sembrava esausta. L’ho lasciata in bagno e sono andata nell’altra stanza. Mi ha chiamata e quando sono entrata sono rimasta sconvolta dentro, davanti a me c’era la mia amica, ma aveva il corpo di un bambino, il suo ventre sporgeva, non aveva seno, il suo corpo era coperto da vecchi e nuovi lividi, graffi, sembrava appena uscita da un campo di concentramento. Non volevo che mi vedesse piangere. Sono tornata in bagno nuovamente per lavarle i capelli perché aveva le braccia doloranti. L’ho aiutata ad asciugarsi i capelli e canticchiava come una bambina. L’ho messa a letto e ho aspettato che si addormentasse. Poi ho pianto per quella bambina perduta che avevo appena messo a letto, non dimenticherò mai quell’immagine che ho visto quella sera, non eravamo in un campo di concentramento, in Polonia nel 1945, eravamo nel mio appartamento, a Dublino, nel 2010, non c’era una guerra in corso, ma non c’era una legge che ci proteggesse.

La mia amica, dopo cinque giorni in cui aveva assaporato la libertà, tornò dal suo pappone, non era più capace di apprezzare la libertà, di capirla, non riusciva più a pensare a se stessa. L’unico fattore che ha rimosso la libertà della mia amica è la prostituzione, possiamo incolpare i trafficanti e gli sfruttatori, ma questi esistono solo a causa dei clienti, uomini che credono di avere il diritto di acquistare altri esseri umani.
Qualche mese fa sono andata allo zoo di Dublino con le sopravvissute alla prostituzione e donne vittime di tratta con i loro bambini. Ci siamo fermate a guardare le giraffe e rispetto alla mia ultima visita, ora c’era un nuovo spazio dedicato a una baby giraffa. Ho spiegato a una mia piccola amica che le giraffe vengono dall’Africa attraverso un lungo viaggio, che quella piccola giraffa non era infastidita, ma come tutti i bambini, desiderava superare la recinzione, è il loro istinto.
Mi sono guardata attorno e ho riflettuto sul fatto che noi portiamo da noi questi animali per mostrarli ai nostri bambini. Li accogliamo, li curiamo, li nutriamo, gli diamo un rifugio adeguato, tutto per farli crescere sereni e felici, ed è giusto che sia così. Ma non sono l’unica cosa che importiamo in Irlanda, dall’Africa portiamo anche donne e bambini per soddisfare le esigenze di un certo tipo di uomo, queste persone non sono trattate con ammirazione e rispetto come le giraffe. Ho abbracciato e baciato sulla guancia quella bambina e mi sono scusata con lei a nome del mio Paese, per quello che è capitato alla sua splendida madre, ma le ho detto che le cose stavano per cambiare. Mi sono vergognata tanto, non era il senso di colpa con cui noi prostitute conviviamo di solito, ma un senso di vergogna per la mia terra.

Il silenzio è d’oro si dice, ma non lo è, la pace e la serenità lo sono, il silenzio può essere mortale. Perché l’Irlanda è rimasta per tanto tempo in silenzio per quanto concerne l’acquisto di esseri umani per sesso, perché attribuisce un diverso valore alle donne come me e un altro per quelle vittime di tratta? È qualcosa che molte persone non vogliono ammettere, attribuire un valore diverso alle donne, molte volte non vogliono nemmeno vederlo. Mi chiedo cosa succederebbe se a essere vittime di tratta fossero delle donne statunitensi o tedesche, pensate che lo avremmo tollerato? Io penso di no, perché se io fossi nata in una rispettabile famiglia di Manhattan, io sarei stata degna di essere salvata, supportata e mi avrebbero garantito di tornare a casa sana e salva. Al contrario se fossi nata povera, non avessi ricevuto educazione, e provenissi da uno stato dell’Europa orientale, non avrei le stesse garanzie e protezioni, perché (certi Paesi) non ha(nno) il valore che hanno gli USA. Come possiamo decidere questo, che un essere umano ha più valore di un altro?
Il traffico di esseri umani è una moderna forma di schiavitù, e la schiavitù sessuale è il più terribile dei crimini, perché rimuove ogni diritto umano e la dignità delle persone. Non fare niente equivale ad avere un ruolo attivo affinché questo sia accada. Il mondo si deve svegliare, il mio Paese non ha altra scelta che combattere tutto ciò. L’Irlanda ha combattuto per la propria libertà, perciò ora deve battersi per difendere la libertà degli altri, non importa da che Paese provengano.
La prostituzione è, è stata e sarà sempre un affronto assoluto alla dignità umana e lo so perché l’ho vissuto in prima persona. Solo due anni e mezzo fa mi trovavo sulla strada anche io, spogliata di ogni frammento di dignità che possedevo, e ogni cosa che pensavo a proposito di ciò che ero una volta, mi ha fatto cambiare direzione, nonostante me.

La Svezia ha fatto la cosa giusta, in nome della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza, la Norvegia e l’Islanda l’hanno seguita, ora è il turno dell’Irlanda e non dobbiamo perdere la possibilità di evocare un cambiamento sociale per superare questo, il nostro governo non ha il diritto di continuare a permettere che delle vite tragiche diventino senza senso.
Per finire, ciascuna vita ha un valore finché si attribuisce valore alla vita degli altri, questo è il mio augurio per il mio Paese, che riconosca il valore alla vita di coloro che sono vittime di tratta, di chi è costretto, di chi è profugo, solo, malato, tossicodipendente, in sostanza della maggioranza di coloro di cui anche io ho fatto parte in passato.
Mia de Faoite

 


4 responses to “Prostituzione e tratta sessuale: una verità innegabile

  1. IDA ha detto:

    “quel malsano e contorto legame che la legava al suo sfruttatore.”
    Questa frase è tragicamente vera.. per un periodo ho fatto volontariato a sostegno di alcune donne con problemi di alcol, gran parte di esse erano casalinghe e due di queste si prostituivano. Da notare che tutte, ma tutte, con grossi problemi di alcol, avevano alle spalle storie di abusi e violenze sessuali, avvenute all’interno della famiglia, nell’infanzia o nell’età adulta, dal padre, fratello, cugino o marito.
    Tempo fa volevo raccontare le loro storie, ma mi resi conto che erano troppo riconoscibili e non sarebbe stato corretto. Sono ancora in contatto con una di loro, e circa un anno fa le chiesi se mi scriveva la sua storia, mi ha detto di si, ma ancora non ho visto nulla e non ci spero.
    Anche lei aveva “quel malsano e contorto legame che la legava al suo sfruttatore.” che tra parentesi era suo marito, lui è stato anche in carcere per induzione e sfruttamento della prostituzione, più di una volta, ma lei non lo ha mai denunciato, raccontava con dolore la sua esperienza, ma poi faceva sempre quello che lui voleva, lo andava sempre a cercare… Allora in quel periodo, mi faceva rabbia, non la capivo, poi con il tempo ho imparato a non giudicarla.

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    • simonasforza ha detto:

      Penso che sia difficile mettere per iscritto la propria storia, raccontarsi, perché significa ripercorrere quell’esperienza, guardarsi dentro, scoprire la violenza in cui si è immerse (lo racconta bene Rosen Hicher) con tutto quel che comporta in termini di sofferenza. E poi si creano situazioni di quasi dipendenza dai propri aguzzini.

      Piace a 1 persona

  2. […] Riprendo il tema, dopo l’importante testimonianza di Mia de Faoite che avevo tradotto qui. […]

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  3. […] passato avevo trattato l’argomento qui e qui, penso che queste considerazioni siano ancora valide e utili a comprendere la questione per […]

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