Oggi, nel 1908 nasceva Simone De Beauvoir.
Ritengo che lo studio e la lettura di testi, di articoli e di saggi siano dei passaggi imprescindibili per una maturazione personale e una presa di coscienza di sé, come donna. Questo discorso vale per tutti gli esseri umani, ma a maggior ragione per le donne, per secoli escluse o scoraggiate. Appunto la cultura. Vale per tutte le età della vita. Per evitare il pressappochismo, l’affastellamento di pregiudizi e di preconcetti, per crescere, l’unico modo è cercare risposte, attraverso anche le riflessioni di altre donne, di altre persone che prima di noi hanno fatto un percorso del pensiero e ci possono fornire gli strumenti per poter portare avanti un ragionamento autonomo. Questo preambolo perché? Di recente, parlando con una donna che sostiene di aver partecipato alle lotte storiche del femminismo (mi chiedo a cosa, visto che è una convinta antiabortista e sostenitrice dei valori tradizionali) sono rimasta basita dal suo rifiuto categorico dello studio, delle letture, lei buttava alle ortiche filosofe e storiche, pensatrici ecc. Perché? Perché secondo lei l’esperienza personale, il racconto di sé, ha maggior valore. Mi ha detto che lei “non ha voglia di perder tempo a studiare, tanto meno leggere, perché non le interessa leggere le altre, ma vale il vissuto, la parabola personale, il sentito dire, l’illusione di sapere perché si ha una vita alle spalle e non si accettano proposte, interpretazioni, idee diverse da quelle che da sempre abitano la propria testa”. Mi è stato velatamente fatto capire che “le mie” Simone de Beavouir & Co. mi conviene metterle nel cassetto o da qualche altra parte, perché, “chi se ne frega, avranno anche scritto tanto, ma a me non importa una beata fava di queste robe, ci sono le esperienze di vita vissuta che valgono e sono più che sufficienti per illuminarci la strada”. Vuoi mettere le esperienze del vissuto di questa donna con secoli di pensiero filosofico? “Non ho tempo per leggere nemmeno un articolo di giornale”, o “meglio non ne ho voglia e non trovo il tempo”, “non mi appassiona leggere”. Ecco che il pensiero individuale, il frullato di pregiudizi e di un’ottica egocentrica, ci portano unicamente verso un muro, un muro composto da noi, solo noi. In questo modo si è disposti solo teoricamente a mettersi in relazione e a confronto con l’altro o l’altra, restando saldamente ancorati al nostro io. Si sostiene che: “Bisogna mettersi dalla parte delle altre, ma senza dimenticare la propria”, che viene prima di tutto e tutti. Si comprende che la spinta verso l’altr* è solo di facciata, perché al centro di tutto c’è la propria persona, per la serie “se sostenere l’altra parte mi conviene, ok, lo faccio, se non ho un tornaconto personale, incrocio le braccia”. Un afflato altruista di una ipocrisia corrosiva. Io con questo tipo di persone smetto di investire le mie energie. Non ha senso parlare con una persona che crede di essere il verbo e che basta a se stessa. Sapete cosa sarebbe stato il femminismo senza lo studio della storia, della filosofia e dei classici del pensiero? Nulla, un pulviscolo fatto di opinioni personali come tante chiacchiere da bar. Se oggi è una galassia di movimenti culturali, lo si deve allo studio che per anni chi più chi meno ha dedicato. Oggi, sentirmi dire che l’azione politica e la prassi politica possa essere scevra da un lavoro teorico, mi fa venire voglia di dedicarmi allo studio delle riviste di gossip che si troviamo dal parrucchiere. Meglio parlare della nostalgia dell’Argentina di Tévez. Inizio a pensare che forse la banalizzazione e la liquefazione di una riflessione seria siano molto più diffuse di quanto pensassi. Continuerò il mio cammino altrove, possibilmente tra persone che non guardano inorridite un libro. Ecco perché così tante donne oggi non hanno bisogno di femminismo. Perché gli basta la vulgata che gli passano gli uomini e che da secoli il patriarcato diffonde a piene mani. Siamo immerse in questa non cultura, in questo parlare senza niente dietro. Io non ci sto. Perché poi mi sento anche dire che tutto sommato, un po’ di prostituzione non guasta, c’è sempre stata e sempre sarà così, che le posizioni abolizioniste non hanno poi tanto ragione, pensiamo agli uomini, poverini. Meglio, magari riaprire le sane case chiuse e lasciare che sia. Chi ha la sfortuna di incappare nel mondo della prostituzione, fatti suoi. Qualcuna si dovrà sacrificare, “si sa come sono fatti gli uomini”. Che non è poi tanto giusto punire i clienti. Mi torna in mente Mandeville a proposito della prostituzione: “E’ chiaro che v’è necessità di sacrificare una parte delle donne per salvare l’altra e prevenire sconcezze di natura più disgustosa”. Son passati secoli, ma c’è chi ancora parla in questi termini. Il problema è in primis una questione maschile, ma ci siamo dentro anche noi donne, sempre pronte a difendere il vecchio marciume patriarcale, a scusare l’uomo e le sue mille forme di violenza.
Leggere ti apre la mente e ti fa uscire dal tuo mono-pensiero che vuole assurgere a regola e ad assunto universale, valido a priori perché è uscito dalla tua testa. Non tutto ciò che la nostra testa e il nostro vissuto ci forniscono è valido e lo è universalmente. Leggere ci consente di riflettere e di far lavorare il nostro senso critico. La lettura ci consente di non essere passive. Leggere ci rende libere e non schiave di qualcosa o di qualcuno.
Buon viaggio, io vado avanti con le mie letture, con il piacere che provo condividendole con altr*.
Buona domenica.
Non entro nel merito della diatriba ma condivido il concetto che hai espresso: l’informazione è sempre un faro in mezzo al buio dell’ignoranza.
Ignoranza non scolastica, non si può discriminare chi ha avuto la possibilità di accedere all’università da chi non ne aveva i mezzi, ma culturale.
Ti segnalo, se la cosa ti fa piacere, il mio blog: credo sia uno spunto per il confronto.
http://pittoredianime.altervista.org/?
"Mi piace""Mi piace"
Infatti, la cultura di cui parlo è la cultura che si costruisce soprattutto da sé, per tutta la nostra vita, incessantemente, per non smettere mai di pensare con la propria testa.
"Mi piace""Mi piace"
Sono d’accordo.
In tal senso è opportuno diversificare le fonti d’informazione: solo così si può creare spirito critico e non semplice desiderio emulativo.
"Mi piace""Mi piace"
[…] avevo scritto in questo post quanto fosse fondamentale studiare, leggere, avere un’istruzione che permetta di superare […]
"Mi piace""Mi piace"