Nuvolette di pensieri

Mormora l'acqua del ruscello

It is time for a bit of honesty

su 14 giugno 2015

IVF

 

Julie Bindel si addentra nel tema della maternità surrogata e rileva alcuni importanti aspetti e lati nascosti di una pratica sempre più diffusa, una frontiera di business internazionale molto appetitosa e che solleva molti dubbi di carattere etico. Non è da sottovalutare anche il rischio di un egoismo perfezionista, al limite dell’eugenetica, che è racchiuso in questo tipo di pratica. Ci sono delle doverose considerazioni da compiere, altrimenti chiuderemo gli occhi davanti a quello che potrebbe rivelarsi una nuova forma di sfruttamento. Ho tradotto questo pezzo, per aggiungere qualche tassello in più. Perché la maternità surrogata comporta delle questioni e delle problematiche che vanno ben al di là della semplice tecnica FIVET.

 

 

Il diritto delle coppie gay di avere figli attraverso i genitori surrogati è sempre più visto come un progresso sulla strada dell’uguaglianza, il trionfo della tolleranza sui pregiudizi. Ecco perché c’è stato tanto clamore, quando gli stilisti italiani Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno chiamato i bambini FIV di Sir Elton John come “sintetici”. Cavalcando l’ondata di indignazione dei suoi fan e chiedendo il boicottaggio dei prodotti di Dolce e Gabbana , la leggenda del pop ha detto: “vergognatevi per il giudizio da voi formulato – un miracolo che ha permesso a tante persone che si amano, sia etero che gay, di realizzare il loro sogno di avere figli”.

Ma questa linea non ha impedito alla scrittrice iconoclasta e femminista Germaine Greer di rinnovare le critiche nei confronti di Elton John e del suo partner David Furnish. In un discorso tenuto questa settimana al Festival letterario Hay, Greer ha avvertito che il concetto stesso di maternità è stato ora “decostruito”, attraverso il processo di fecondazione in vitro, ricorrendo a una maternità surrogata, sottolineando l’assurdità secondo cui Furnish compare come la “madre” sui certificati di nascita dei due ragazzi che ha con John.

Beh, io sono d’accordo con Germaine Greer su questo. Attraverso tutto l’entusiasmo per una presunta uguaglianza, la nostra società non ha affrontato le implicazioni della maternità surrogata commerciale o il lato crudele di questo settore in crescita. Come abbiamo visto nella controversia Dolce e Gabbana, il dibattito innescato è stato inibito da forme di bullismo sentimentale, con i sostenitori della genitorialità surrogata che considerano tale pratica come se fosse una vacca sacra inviolabile.

È tempo per un po’ di onestà. Il boom di maternità surrogate per le coppie gay non è una vittoria per la libertà e l’emancipazione.
Al contrario, esso rappresenta una inquietante apertura verso un brutale sfruttamento di donne che di solito provengono dal mondo in via di sviluppo e sono spesso vittime di pressioni e ricatti o costrette a vendere i loro uteri per soddisfare i capricci egoistici di gay ricchi o occidentali lesbiche. Questa crudeltà è accompagnata da una epica ipocrisia. Persone provenienti da Europa e Stati Uniti che dovrebbero rabbrividire all’idea di coinvolgimento nel traffico di esseri umani o di sesso sono finiti con l’indulgere verso una forma grottesca di “traffico riproduttivo”.

Inoltre, il loro sostegno a questa attività viziosa ha portato alla vergognosa negligenza nei confronti dei bambini abbandonati o vittime di abusi all’interno della Gran Bretagna. Man mano che la maternità surrogata commerciale diventa sempre più di moda,  è sempre più difficile per le autorità trovare famiglie affidatarie o genitori adottivi per le decine di migliaia di bambini che attualmente vivono negli istituti. L’aggravarsi della crisi nella promozione dell’adozione mi riempie di disperazione. Come femminista lesbica, ho fatto una campagna per anni per gay e lesbiche affinché gli fosse consentito di adottare bambini, non solo a causa dei diritti umani fondamentali di avere una famiglia, ma anche per la necessità di dare sicurezza, case amorevoli a bambini vulnerabili.

Ma con l’aumento delle FIVET con genitorialità surrogata si corre il pericolo di rendere l’accettazione in merito all’adozione gay come un successo vuoto. Ora posso accettare che, in determinate circostanze, la maternità surrogata possa essere una scelta positiva, come ad esempio nel caso in cui qualcuno – per pura compassione – accetta di avere un bambino per un caro amico che è sterile e non è in grado di adottare. Ma questo è un accordo privato costruito sulla fiducia reciproca e l’affetto. Ciò che veramente mi fa star male è il commercio, che porta non solo alla miseria e al degrado tra le sue vittime, ma promuove anche una visione narcisistica dei bambini FIV come se fossero prodotti di design.

Purtroppo, questo tipo di “baby farm” sono oggi un grande business internazionale. Non esiste una legge per prevenire la maternità surrogata in Gran Bretagna, ma è illegale pubblicizzarla, come fanno negli Stati Uniti e altrove. Non vi sono accordi privati in merito alla maternità surrogata nei tribunali, il che significa, ad esempio, che una madre surrogata non può essere costretta a consegnare il bambino se cambia idea.

Ma questa mancanza di garanzie giuridiche non ha inibito il commercio. In effetti, la maternità surrogata commerciale sta rapidamente diventando la modalità preferita per le coppie gay di avere figli, tanto che la tendenza è ora conosciuta come la rivoluzione “Gaybe”. Gran parte del mercato è in via di sviluppo, in particolare India, perché i costi sono molto più bassi e la regolamentazione molto più leggera. Negli Stati Uniti, il processo di solito costa circa £ 65.000, ma in India le spese possono partire da £ 15,000. Questa è la ragione principale per cui l’India è diventata nota come la “capitale del mondo affitta-uteri “, sostenendo il settore del “turismo riproduttivo” che è stimato in un valore di oltre £ 300.000.000.000 e offre servizi attraverso una rete di circa 350 cliniche.

La propaganda pro-surrogacy di solito interpreta la madre surrogata come una bianca, bionda, sorridente donna che sta portando in grembo un bambino per fare felice una coppia senza figli. Ma la vera storia è molto meno appetibile rispetto a come la visione razzista e stereotipata suggerisce. Per lo più asiatiche o nere, le donne che forniscono ovuli e uteri per i potenziali genitori possono soffrire terribilmente. Come il recente documentario di Channel 4 “Google bebè” ha rivelato, sono tenute in spazi angusti e sono controllate, perfino per quanto riguarda quando mangiare, bere e dormire. Monitorate come prigioniere, spesso devono astenersi dal sesso o anche dall’uso della bicicletta. Le madri surrogate possono anche essere obbligate a prendere una serie di farmaci come il Lupron, estrogeni e progesterone per contribuire a realizzare la gravidanza, ognuno dei quali può avere effetti collaterali dannosi. Infatti, l’intero processo di riproduzione IVF commerciale può avere un grave impatto sulla salute delle madri surrogate. Gli studi hanno dimostrato che i pericoli per le donne includono cisti ovariche, dolore pelvico cronico, tumori riproduttivi, malattie renali e ictus, mentre le donne che hanno una gravidanza con ovuli provenienti da un’altra donna sono più a rischio di pre-eclampsia e di pressione alta.

Sorprendentemente, niente di tutto questo sembra importare ai clienti desiderosi. Ho intervistato una ricca coppia gay, per i quali l’oppressione è parte del fascino, perché hanno detto che hanno trovato rassicurante che le donne hanno l’obbligo di vivere in una clinica sotto la sorveglianza dei “mediatori” per tutta la gravidanza. In realtà vi è una grande vena di misoginia in tutta questa attività, con le donne trattate come qualcosa di inutile o poco più che macchine riproduttive. Come ha detto Germaine Greer a Hay, tutte le nozioni tradizionali di maternità, anche l’identità femminile, sono state scritte fuori dello script. Mi è stato detto che una coppia gay ha avuto tale disprezzo per il ruolo biologico della madre che hanno anche insistito sul fatto che il loro bambino (per cui avevano pagato) sarebbe dovuto nascere con parto cesareo in modo da non essere contaminato viaggiando attraverso il canale vaginale.

In questo contesto, è sorprendente che molti leader attivisti di sinistra, come l’editorialista del Guardian Owen Jones, vedano la maternità surrogata commerciale come una causa progressista. Ma poi la sinistra spesso perde la sua bussola morale su questioni etiche sessuali come questa. Così, in merito ai diritti dei lavoratori del sesso, chiedono la fine dei controlli sulla prostituzione e sulla pornografia, anche se in realtà tutto ciò significa agevolare forme di degrado, violenza e abuso.

Se i radicali come Owen Jones vogliono sostenere la genitorialità gay, avrebbero fatto meglio a promuovere l’adozione piuttosto che la maternità surrogata. Questo potrebbe essere la causa ispiratrice della sinistra. Esattamente trent’anni anni fa, il Greater London Council ha provocato una tempesta facendo circolare un libro intitolato “Jenny vive con Eric e Martin” di una ragazza allevata da una coppia gay. In definitiva, la polemica ha portato all’introduzione nel 1988 della famosa clausola 28 dal governo Tory, vietando alle autorità locali di diffondere materiale che promuovesse l’omosessualità. Per fortuna, quel tipo di omofobia è sorpassata. Le barriere istituzionali alle famiglie gay sono andate in frantumi.

Ma questo non significa che ora dobbiamo abbracciare il commercio della maternità surrogata IVF. Se le coppie gay vogliono avere dei bambini, perché mai devono proseguire su questa strada di sfruttamento piuttosto che adottare un bambino? La risposta solleva una questione profondamente inquietante sugli atteggiamenti di troppe coppie gay e lesbiche. Ostinati dalla vanità, intrisi di arrogante autostima, vogliono creare un figlio a loro immagine, riscontrando una lista di caratteristiche ideali. Questo tipo di narcisismo ha raggiunto una conclusione logica grottesca nel caso della coppia lesbica americana Sharon Duchesneau e Candy McCullogh, entrambi sordi dalla nascita, che ha riempito i titoli dei giornali nel 2002, quando hanno intrapreso la ricerca di un donatore di sperma congenitamente sordo. Dopo essere state respinte da un certo numero di banche del seme, poi si avvicinarono a un amico che aveva cinque generazioni di sordità nella sua famiglia ed egli stesso era sordo. Ha accettato la loro richiesta, e un bambino sordo è stato messo al mondo.

La decisione di generare deliberatamente un bambino con una disabilità grave è l’emblema più evidente dell’egoismo epico della maternità surrogata che può essere raggiunto. Ma a volte il desiderio di un bambino progettato può muoversi nella direzione opposta, cadendo in una forma di eugenetica nella quale la coppia non ammette spazio per eventuali difetti o idiosincrasie percepite. Questo è accaduto nel vergognoso caso del “Baby Gammy” avvenuto lo scorso anno, in cui una coppia australiana, David e Wendy Farnell, ha lasciato uno dei due bambini gemelli con la sua madre naturale surrogata tailandese, quando si è scoperto che il bambino aveva la sindrome di Down, anche se i Farnells avevano preso con loro la sorella Pipah del bambino per tornare in Australia.

Dopo questo scandalo, la Thailandia ha vietato agli stranieri e alle coppie dello stesso sesso di accedere ai servizi di maternità surrogata. Questo genere di approccio robusto deve essere usato anche altrove se vogliamo lottare contro la cattiva, egoista commercializzazione di uteri e ovuli delle donne. Non c’è nulla di omofobico nel criticare questo vile, commercio squilibrato dove i ricchi sfruttano i corpi dei poveri e disperati. Al contrario, fare questo rappresenta un servizio per l’umanità.

 

Articolo originale: https://www.byline.com/project/3/article/72


4 responses to “It is time for a bit of honesty

  1. cristinadellamore ha detto:

    E’ sempre questione di soldi e potere

    Piace a 1 persona

  2. Se mi permetti, vorrei solo aggiungere qualche esempio di ciò che si intende con crudele commercio di corpi.
    Le notizie che arrivano dall’estero sono queste: http://www.hindustantimes.com/india-news/tribal-girls-forced-to-conceive-deliver-babies-for-sale/article1-1320239.aspx
    Dall’età di 13 anni, costretta a partorire ben 6 bambini come madre surrogata da un trafficante di esseri umani.
    Attirata a Dehli con la promessa di un lavoro, racconta: ““They treated me like a money minting machine. My will never mattered to them, all they wanted was me to deliver babies for them.”
    http://www.hindustantimes.com/lucknow/meerut-law-student-raped-beaten-for-refusing-surrogacy/article1-1315338.aspx
    Si rifiuta di diventare una madre surrogata e viene picchiata dall’uomo con il quale ha una relazione e 4 complici.

    Piace a 1 persona

  3. Monica ha detto:

    Che ne pensate di Claudio Rossi Marcelli e del racconto della sua esperienza di maternità surrogata raccontata nel suo libro Hello daddy?
    Mi interessa molto la vostra opinione.
    Ciao e grazie
    Monica S.

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    • simonasforza ha detto:

      Sì, conosco la storia e stimo Claudio Rossi Marcelli. L’analisi di Julie Bindel è importante, perché accanto a storie come quella di Rossi Marcelli, ce ne sono tante altre, e dobbiamo esplorare tutti gli angoli del fenomeno, senza ometterne alcuni per evitare dettagli scomodi. Interroghiamoci su certe scelte e su alcuni elementi “estremi” ed egoistici. Non tutto è rosa, sappiamo che la ricerca della genitorialità a volte nasconde altri aspetti, non necessariamente positivi. Dobbiamo ragionare sui corpi e su quello che rappresenta il corpo di una donna. La maternità surrogata serializzata e commercializzata può nascondere la privazione di diritti fondamentali, riducendo i corpi delle donne a meri involucri atti a sfornare bambini. E su questo dobbiamo riflettere.

      "Mi piace"

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