Parto da un concetto espresso da Pierre Bourdieu (La domination masculine, 1998) e ripreso da Chiara Volpato nel suo “Psicosociologia del maschilismo” (2013):
“Una delle doti più apprezzate della psicologia femminile, l’intuizione, è collegata al secolare stato di sottomissione delle donne, dato che ha la funzione di stimolare l’attenzione e la vigilanza necessarie per prevenire i desideri maschili e anticipare eventuali disaccordi”.
Le donne devono sviluppare un sesto senso per conoscere meglio gli uomini di quanto questi abbiano bisogno di conoscere loro stessi, in quanto sono i detentori del potere sociale. Le donne devono conoscere il loro partner a fondo, prevedendone contento e scontento. Per questo sono meno propense a servirsi degli stereotipi (strumento più tipicamente maschile di lettura della realtà e delle persone), affidandosi maggiormente alle proprie percezioni dirette. La subordinazione ha pertanto affinato una caratteristica. Se riflettiamo in molti casi è proprio così, anche se non possiamo generalizzare (non è detto che tutte le donne sviluppino questa attitudine o che non si servano di stereotipi). Secoli di rapporti di coppia in cui la donna ha sempre avuto una posizione subordinata, hanno consolidato delle abilità vitali. Un’abitudine che parte da bambine e si affina col tempo. Ma non è solo un retaggio del passato, perché in molte situazioni, ancora oggi possiamo ritrovare questa “necessità”, questo istinto volto a prevenire. Questo spirito è servito e serve alle donne per difendersi, fornendogli gli strumenti per sopravvivere a una vita in una trincea permanente. Questo richiama anche un’altra attitudine femminile, specie quando si è in una condizione di sottomissione e di violenza: il voler sempre scusare il proprio oppressore, superiore, partner, padre o figura dominante. L’intuizione che può servire a prevenire eventuali reazioni violente o volte a punire e a ribadire l’ordine gerarchico, diventa un modus vivendi, un modo per sopravvivere, per arginare una situazione difficile e rimandare la decisione di troncare queste relazioni. Questo si traduce nell’aspettare il momento più propizio per fare delle richieste o anche solo per poter parlare. Una pratica quotidiana di autodifesa e di ricerca dell’equilibrio che poi sembra diventare “normale”, ma che non lo è affatto. Un dominio che tuttora molte donne sperimentano, anche nelle case “perfette” da mulino bianco.
Ma l’intuizione è anche la virtù che ci ha permesso di guardare attraverso le nostre esistenze, le nostre esperienze, i nostri desideri, scorgendo altre possibili letture della nostra vita e del senso delle cose. L’intuizione ha permeato ogni passaggio attraverso cui le donne hanno fatto esperienza e preso coscienza di sé, che ha permesso di elaborare un concetto del soggetto donna separato dal ruolo di madre, per aprire la strada alle infinite possibilità della conoscenza e dei corpi. L’intuizione ci ha permesso di riempire di nuovi sensi le nostre esistenze, i nostri corpi, i nostri rapporti, le nostre identità. L’intuizione ci ha permesso di de-costruire e costruire modelli, ruoli e schemi.
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