Qualche giorno fa avevo scritto questo articolo per Dol’s Magazine, a proposito dello stato di salute del femminismo. Buona lettura!
Qui un estratto:
L’Espresso della scorsa settimana ha pubblicato un’inchiesta, titolata “Le donne hanno perso”, centrata proprio sul femminismo, ma con un titolo che contiene già un giudizio finale.
Forse sarebbe stato meglio usare una domanda, piuttosto che affermare. Anche perché se ci guardiamo attorno di femminismo ce n’è, dispiace che buona parte sia invisibile dai media e dai riflettori mainstream. È arrivato il 14 ottobre un articolo sullo stesso L’Espresso, che cerca di integrare l’inchiesta sul numero 41/2015.
Ma appunto, sarebbe stato meglio un segno di interpunzione che ci aiutasse a interrogarci tutte/i, al di là del solito scontro tra blocchi ha vinto/ha perso, chi ha ragione/chi ha torto che annullano ogni via di mezzo, ogni sfumatura e prospettiva differente. Il femminismo non è una partita di calcio, che ha una durata limitata e sancisce un risultato. Che senso ha ragionare in questi termini se siamo “in cammino”?
Per questo recupero dal saggio La virtù della resistenza di Carol Gilligan, la domanda: noi donne dove siamo ora? Il tema è “le vite delle donne”. Forse occorre centrare innanzitutto la nostra collocazione, oggi, nella sua molteplicità.
Per leggere l’articolo completo: http://www.dols.it/2015/10/18/il-femminismo-e-un-cammino/
Allora, per prima cosa bisogna dire che negli ultimi anni abbiamo fatto fin troppi passi indietro in termini di liberazione e di autonomia.
E soprattutto dobbiamo fronteggiare una realtà: il mondo non abbiamo neanche provato a cambiarlo ma solo a renderlo meno ingiusto nei nostri confronti, e ci siamo dimenticate che l’unico mondo egualitario, pur tutt*, non può essere che socialista – solo che dopo il 1989 è diventata una bestemmia
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