Torno sulla fecondazione eterologa. Un diritto declinato in base al censo, diventa una violenza legalizzata. Questo può accadere e accade quando un governo rinvia nel tempo una decisione che renda omogenea su tutto il territorio nazionale l’applicazione di un diritto, così come da sentenza della Consulta. La fecondazione eterologa può essere gratuita, come in Emilia, ma può arrivare a costare fino a 3.000 euro a trattamento, come è stato deciso in Lombardia.
Vorrei capire i motivi di questo accanimento. Come si può costringere le persone a “provare” di essere affette da “sterilità irreversibile”, anche ammettendo che sia semplice dimostrarlo. Penso che chi richiede una fecondazione eterologa non si stia sottoponendo a una serie di trattamenti duri sul piano fisico e psicologico, non lo farebbe se potesse procreare senza l’aiuto della scienza. Questo aiuto è un diritto, non può diventare un privilegio.
Insomma, per evitare questa offerta eterogenea, discriminazioni geografiche e di censo, cerchiamo di mettere ordine e rendiamolo un diritto certo per tutte le coppie che desiderano avvalersi dell’eterologa.
Penso che quando una giunta regionale arriva a prendere decisioni di stampo confessionale (mescolando così politica e religione) il risultato si nutre di una volontà di osteggiare un’aspirazione legittima, con un chiaro intento persecutorio di cui le istituzioni non dovrebbero essere affette. Queste coppie non soffrono già abbastanza? C’è chi un paio di anni fa argomentava così la scelta di ticket molto onerosi, ma come si può fare certe affermazioni sulla pelle delle persone?
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