Perché partecipare e andare a votare? L’ho già in parte spiegato qui. Ve ne consiglio una lettura, perché questo articolo è di fatto una continuazione di un ragionamento.
Anziché muoversi tra “santini” e volantini dei candidati, cene, discorsi e programmi generici, che solo in rari casi si connotano per una vera e propria attenzione alle questioni di genere, al contrasto delle discriminazioni e alla costruzione di una parità di fatto tra uomini e donne, forse è opportuno soffermarsi su ciò che l’Unione Europea può essere e diventare per noi donne.
Secondo l’analisi del Sole 24 Ore, in data 6 maggio:
“A 20 giorni dall’apertura delle urne ci sono quasi 9 milioni di italiani che non hanno deciso per chi votare. (…) Il dato maggiormente interessante è che, al di là delle appartenenze politiche, il 65% degli indecisi è donna, elettorato a cui a oggi nessun partito ha deciso di puntare nell’ambito della comunicazione politica. È questo il vero buco nero della campagna elettorale e su cui sembra esserci una condivisione da parte di tutti i partiti in campo. Questa elezione non sembra tingersi di rosa.”
In realtà il Sole 24 Ore non sembra essersi accorto che alcune formazioni hanno dato dei segnali importanti nei programmi e con i profili delle candidate (penso a La Sinistra ed Europa Verde). Ciò che manca forse è la comunicazione che avviene sui media mainstream e su come avviene la campagna sul territorio. Ci si affida spesso ai bacini elettorali che ciascun/a candidato/a può portare e poco a intercettare nuovi elettori/elettrici o il recupero degli/delle ex.
Parlare di questioni concrete e che riguardano da vicino le donne, tutte le donne di questo Paese, dichiarando sinceramente ciò di cui ci si intende occupare nei prossimi anni a Bruxelles, mantenendo sempre lo sguardo in Italia. Naturalmente questo presuppone una conoscenza da vicino di tutta la complessità del mondo femminile.
Siamo evidentemente di fronte a un bivio e se non risolveremo l’indebolimento della Commissione e del Parlamento a favore del Consiglio dell’Unione europea, organo rappresentativo delle istanze dei governi (quindi soggetto ai loro destini), se non otterremo un rafforzamento delle istituzioni europee, insieme a una loro maggior indipendenza dai governi e dalle lobbies, non possiamo sperare in tempi buoni, tantomeno per progressi in tema di pari opportunità. Cruciale sarà fermare i portatori di modelli ultraconservatori che potrebbero farci arretrare in tema di diritti e partecipazione politica ed economica delle donne. Le politiche dell’agenda europea potrebbero cambiare fortemente.
Ho tentato di riassumere in una serie di slide ciò che l’Unione Europea ci ha portato in termini di parità di genere, cercando di diffondere strumenti, modelli, regole, opportunità per raggiungerla. Un bignamino che può essere una traccia dei passi sinora compiuti e di cui non ci rendiamo ben conto.