La rappresentazione delle donne e la considerazione che hanno i loro successi in ogni ambito costituiscono la misura del grado di progresso del processo di attuazione del principio di uguaglianza e di parità di un Paese. Nell’ambito dello sport al femminile persistono ancora numerosi limiti, discriminazioni, stereotipi, resistenze e tentativi di mantenere nell’ombra i meritevoli e faticosi traguardi raggiunti. Non serve dettagliare ciò che è sotto ai nostri occhi, la palese disinformazione e sottorappresentazione delle donne nello sport sui media tradizionali e digitali, con le calciatrici considerate ancora “dilettanti” per lo Stato italiano, tanto da non poter essere tutelate dalla Legge n. 91/1981 sul professionismo sportivo, che consentirebbe loro di accedere a un contratto di lavoro, ai contributi previdenziali, alla tutela della maternità, a una adeguata tutela infortunistica. Poco più che un hobby. Meno di tutto. Eppure i risultati e gli sforzi sono gli stessi, anzi viste le difficoltà pratiche che le donne si trovano ad affrontare, forse denotano una marcia in più. Non è solo una questione di ingaggi e di compensi, molto c’è ancora da sistemare. Sarebbe un segnale di civiltà.
Continuiamo ad assistere a un evidente tentativo di delegittimazione delle nostre sportive. A partire dal silenzio sui successi delle nostre atlete della Nazionale di ginnastica ritmica, fino all’amara constatazione che le partite delle azzurre non meritano di essere mandate in onda sulle principali reti pubbliche. A tal proposito segnalo una petizione “Calcio femminile: Azzurre sulla Rai!” .
Una storia che si ripete e non si riesce a scalfire, nonostante gli enormi sforzi di associazioni impegnate da anni su questi fronti, in primis le battaglie condotte da Assist – Associazione Nazionale Atlete. C’è da prendere atto del fatto che il mondo maschile riesce sempre a fare muro, quadrato, ostacolando qualsiasi tentativo di cambiamento. Per questo è auspicabile che tra donne si unisca sempre meglio le forze.
La Nazionale azzurra dopo 19 anni si qualifica ai mondiali e viene relegata in fondo alle pagine dei quotidiani sportivi, resa volontariamente microscopica. Il Paese sembra in preda al lutto nazionale dopo l’esclusione della compagine maschile dai mondiali e quindi si manda nell’oblio tutto l’enorme sforzo delle nostre Azzurre, non sia mai sconvolgere e ribaltare decenni di mentalità maschile. Così notiamo con rammarico come sulla pagina Facebook della Lega nazionale dilettanti non vi sia traccia delle nostre Azzurre e del loro straordinario traguardo. Pochi i post dei successi delle donne in generale. Non mancano però immagini tipiche dell’ordinario immaginario maschile, che quando si tratta di donne, le riesce a rappresentare quasi sempre attraverso schemi e inquadrature immancabilmente irrispettose. Un chiaro segnale della considerazione che si dedica alle donne, un rimarcare stereotipi e cliché sui corpi femminili, perché questo è l’importante, tutto il resto non conta. Cornici, vallette, ombrelline, figuranti, involucri da addobbo, una narrazione ferma ai tempi della trasmissione “Drive in”. Riteniamo che sia ora di cambiare.
Pertanto chiediamo a tutti gli attori interessati, che si cambi registro e si faccia entrare aria nuova nell’informazione e nel modo di raccontare lo sport al femminile, dando il giusto risalto e valorizzando quanto compiuto dalle donne, affinché si attui un trattamento paritario, che contribuisca a cambiare la mentalità, a scardinare consuetudini svilenti, per dare testimonianza di ciò che è in grado di fare l’altra metà dello sport, che salvo casi eccezionali, continua a essere snobbato e sottovalutato. Dallo sport può partire una rivoluzione importante per la piena emancipazione e affermazione delle donne in ogni contesto di vita.
quanto al beach soccer bè è ovvio che si giochi in costume da bagno e non con uno scafandro, sul resto avete ragione
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