Il voto alle donne significa affermare e sancire che le donne sono pienamente cittadine, al pari degli uomini.
Sono passate solo 7 decadi da quando le italiane hanno raggiunto questo traguardo, hanno potuto esprimere il proprio voto ed essere elette. Ciò che oggi diamo per scontato è stato frutto di tante lotte che non dobbiamo assolutamente dimenticare.
Non è facile racchiudere in poche righe, sintetizzando, il cammino delle donne italiane per i diritti di cittadinanza. Si tratta di una strada lunga e tortuosa, fatta di piccoli tasselli, che piano piano ci hanno portato ad aver voce. La lotta per il suffragio femminile attraversa l’intera storia dell’Italia unita.
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Ci auguriamo che queste lotte non si interrompano e non si affievoliscano. Ma per questo dobbiamo crederci e continuare a trasmettere l’importanza dei diritti conquistati tanto faticosamente, per permetterci di avere voce e di poter essere cittadine. Rinunciare al voto, non votare significa non decidere, significa lasciare che altri decidano per noi. L’astensionismo è un segnale di un indebolimento degli anticorpi democratici e non va sottovalutato. Pensare che la partecipazione attiva alla vita politica del proprio Paese sia inutile e ininfluente è un errore. I diritti vanno difesi, non sono per sempre. Non permettiamo a nessuno di riportarci al silenzio e di prendere le decisioni al nostro posto. Il futuro è ancora nelle nostre mani, lamentarsi non cambia le cose, il cambiamento passa per l’esercizio attivo dei nostri diritti di cittadinanza e per la nostra partecipazione viva alla vita politica. Non facciamoci inghiottire dall’indifferenza e dalla rassegnazione. Esiste la passione politica, quella autentica, quella praticata giorno dopo giorno, costantemente, non solo in occasione delle tornate elettorali. Il lavoro politico è spesso inquinato da coloro che adoperano la politica per propri fini, guardando solo ai propri interessi. Noi donne dovremmo dare il buon esempio e rompere con certe cattive prassi, ma purtroppo non sempre è così. Dobbiamo fare la “differenza”e per questo c’è bisogno di trasparenza, di un ritorno al lavoro per la collettività. Dobbiamo portare la nostra visione di genere nelle Istituzioni, perché ce n’è bisogno, l’importante è che sia autentica e non posticcia. Non è il rosa fine a se stesso che risolve i problemi delle donne.
Alle ragazze che si apprestano a votare per la prima volta auguro lo stesso entusiasmo e la stessa emozione di quelle donne che si recarono alle urne nel 1946, con il vestito della festa e si sentirono libere, parte di un mondo nuovo, tutto da costruire, nel migliore dei modi.
Oggi come allora non chiediamo una posizione “speciale”, distinta, la riserva da specie protetta e privilegiata, bensì uguale dignità e valore rispetto agli uomini, parità, pari accesso e opportunità, una rappresentazione paritaria.
E soprattutto nessuno deve parlare al nostro posto o dettarci come e quando far sentire la nostra voce.
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http://www.mammeonline.net/content/voce-alle-donne-dal-1861-al-1946-passi-conquista-al-diritto-voto
Questo è il materiale completo che ho preparato per l’evento del 22 aprile:
http://issuu.com/simonasforza/docs/il_voto_alle_donne?e=11464407/35095349
Qualche link in merito all’emancipazione delle donne e il diritto di voto:
Dal 1945 al 2000:
l’emancipazione: http://www.raiscuola.rai.it/articoli/la-condizione-femminile-lemancipazione-storia-sociale-ditalia-19452000/7270/default.aspx
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