Ieri è arrivata la risposta del Ministero della Giustizia all’interrogazione del 25 febbraio in Commissione Giustizia della Camera da Marisa Nicchi e Daniele Farina. Una delle numerose interrogazioni depositate sul tema. Ricordo quella di Roberta Agostini e di Delia Murer (qui).
A gennaio, come rilevavo qui, nel comunicato stampa del Governo leggevamo (QUI):
“L’obiettivo della riforma è quello di trasformare alcuni reati in illeciti amministrativi, anche per deflazionare il sistema penale, sostanziale e processuale, e per rendere più effettiva la sanzione. Si ritiene infatti che rispetto a tali illeciti abbia più forza di prevenzione, generale e speciale, una sanzione certa in tempi rapidi che la minaccia di un processo penale che per il particolare carattere dell’illecito e per i tempi stessi che scandiscono il procedimento penale rischia di causare la mancata sanzione.”
Oggi dalla risposta di Gennaro Migliore la ratio è questa:
“La ratio a cui si è ispirata la legge delega, oggetto della presente interrogazione, è quella di riordinare il sistema di incriminazione sulla base di criteri di razionalità, anche al fine di garantire la conoscibilità del precetto penale da parte del cittadino.”
Prima ci veniva suggerito che la certezza della sanzione e la riduzione dei tempi potessero diventare un deterrente, con addirittura uno scopo preventivo. Oggi è la razionalizzazione del sistema di incriminazione a giustificare questo decreto, con un gran minestrone di fattispecie. Tanti reati in un unico calderone. Nelle maglie di questa razionalizzazione è finito anche il secondo comma dell’art. 19 della legge 194/78, quello concernente gli aborti clandestini.
“Il delitto di cui all’articolo 19 legge n. 194 del 1978 è stato, così, trasformato in illecito amministrativo e la relativa sanzione è stata determinata nella misura più lieve tra quelle introdotte dall’intervento di depenalizzazione.
I rilievi svolti dagli Onorevoli interroganti investono, in effetti, non già l’entità della sanzione prevista per l’aborto clandestino, quanto, piuttosto, la scala di grandezza degli scaglioni individuati.”
Con riferimento ai criteri di determinazione delle sanzioni amministrative, si rileva come nessuna osservazione, in punto di adeguatezza, è stata comunque sollevata dalle altre amministrazioni interessate alla delega, né in sede di parere delle Commissioni parlamentari.”
Nessuno ha mostrato dubbi e contrarietà su queste sanzioni (NESSUNA OSSERVAZIONE, TUTTO NORMALE). Nessuno negli organismi preposti si è posto alcun problema sull’appropriatezza e sulle ricadute di un innalzamento delle sanzioni. Se nessuna di noi si fosse accorta e ne avesse scritto, si fosse mobilitata, sarebbe passato tutto sotto silenzio, sommerso in un legiferare massivo, con un approccio privo di senso critico.
“Nondimeno, l’adeguatezza in concreto delle sanzioni determinate potrà essere riconsiderata all’esito del monitoraggio degli effetti del complessivo intervento di depenalizzazione, anche con interventi puntuali, che potrà essere utilmente condotta con il Ministero della Salute.In questa prospettiva si ricorda, difatti, come l’articolo 1 comma 3 della stessa legge delega consente al Governo di adottare, nel termine di 18 mesi dall’ultimo dei decreti attuativi, gli interventi correttivi che dovessero rivelarsi opportuni.”
“ObiettiamoLaSanzione’, iniziativa sostenuta da migliaia di donne e uomini, decine di attiviste, giornalisti/e e associazioni mobilitate attraverso la campagna online#obiettiamolasanzione che aveva un unico obiettivo, ossia manifestare la loro contrarietà a un incremento tanto penalizzante per le donne. Ringraziamo coloro che hanno presentato l’interrogazione sulla questione dell’inasprimento delle sanzioni. In sintesi, stiamo facendo, cito il sottosegretario Migliore, quelle osservazioni di inadeguatezza che nessuno a livello istituzionale pare abbia fatto in merito all’ultima norma a danno delle donne. Abbiamo scritto una lettera all’Intergruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità, presieduto dall’onorevole Boldrini, in cui chiediamo un intervento immediato sull’irresponsabile azione sanzionatoria in caso di aborto clandestino e un impegno più incisivo a salvaguardia della 194, che ricordiamo essere una legge per depenalizzare l’aborto e per renderlo un servizio sanitario garantito dallo Stato. Abbiamo inviato tale lettera con l’auspicio di una risposta che vada ad accogliere le nostre richieste. Tra le quali, che il tempo che deve intercorrere per la rivalutazione dell’entità della sanzione pecuniaria (dopo apposito monitoraggio del Ministero) sia impiegato per una disamina più accurata e puntale sugli aborti clandestini di quella che si evince dai dati ufficiali del Ministero della Salute, soprattutto alla luce del timore diffuso che una sanzione di questa entità possa scoraggiare le donne dal ricorrere alle cure ospedaliere in caso di bisogno. La nostra attenzione sarà particolarmente puntuale su ogni intervento e misura che le Istituzioni metteranno in campo su questo tema. Noi andremo avanti nel diffondere gli aggiornamenti sulla situazione, per portare alla conoscenza delle persone che ci seguono e hanno aderito all’iniziativa, quanto, e se e cosa si sta facendo o si farà in parlamento, per sanare questa gravissima situazione. Se verranno formulate proposte concrete e condivisibili, saremo pronte a condividerle.