Le analisi e le considerazioni di Laurie Penny sui fatti di Colonia mi sembrano molto interessanti (e vicine alle considerazioni che avevo fatto qui) e per questo pubblico il pezzo che compare su Internazionale numero 1136 di questa settimana. Buona lettura.
In un certo senso è un passo avanti. Dopo mesi di malcelata xenofobia, in Europa le autorità hanno cominciato a trattare gli immigrati come normali cittadini: quando a Colonia decine di donne sono state aggredite durante la notte di capodanno da gruppi di “arabi”, la polizia è stata lenta a intervenire e il comune ha risposto consigliando alle donne di tenersi lontane dagli estranei. L’unica differenza è che stavolta la stampa di destra non ha dato la colpa delle aggressioni alle donne, ma ai progressisti che difendono i migranti.
Sarebbe fantastico se gli stupri, le molestie sessuali e la misoginia fossero sempre presi sul serio come quando i colpevoli sono musulmani o migranti. Le aggressioni di Colonia sono un episodio gravissimo, ma lo stesso vale per la reazione delle autorità e degli islamofobi che ne hanno approfittato per definire “selvaggi” tutti i musulmani e gli immigrati. A Colonia ci sono state manifestazioni di protesta organizzate da Pegida, un’organizzazione xenofoba di estrema destra non certo famosa per la sua dedizione alla causa del femminismo.
La cancelliera Angela Merkel ha risposto con norme più rigide sul diritto d’asilo, ma per molti commentatori questo non è sufficiente. È un miracolo: finalmente la destra si occupa della cultura dello stupro! È bastato che avesse una scusa per attaccare i migranti e i musulmani e dire alle femministe che non hanno idea di come risolvere i problemi delle donne. Quest’appropriazione della retorica femminista in nome dell’imperialismo e del razzismo va avanti da secoli e in occidente fa parte del dibattito politico dal 2001. Alcuni uomini hanno deciso che avevano il dovere di spiegare alle femministe che solo i musulmani sono sessisti, e lo hanno fatto insultando tutte le donne che non erano d’accordo con loro. Queste persone mi hanno chiesto ripetutamente di “condannare” gli attacchi di Colonia.
Quindi mettiamolo bene in chiaro: la violenza sessuale non è mai accettabile. Né per motivi culturali né per motivi religiosi né perché commessa da individui emarginati e arrabbiati. La misoginia non dev’essere tollerata. Se partiamo da questo presupposto, non c’è paese o cultura al mondo che non debba farsi un profondo esame di coscienza. Io sto dalla parte dei molti migranti arabi, musulmani e asiatici che combattono il sessismo nelle loro comunità. Nessuno ha pensato di chiedergli qual è il modo migliore per combattere la violenza sessuale, eppure gli attacchi contro le donne musulmane sono aumentati dopo gli attentati di Parigi.La cosa più ragionevole da fare per rispondere ai fatti di Colonia sarebbe chiedere (come stanno facendo molte femministe tedesche) più intransigenza nei confronti degli stupri e delle molestie sessuali in tutta Europa.
Invece la soluzione che si sente proporre più spesso è limitare l’immigrazione.
Tutto questo risponde all’idea secondo cui solo gli stranieri selvaggi e i criminali stuprano e molestano le donne, anche se in Germania e altrove la maggior parte degli stupri sono commessi da persone conosciute dalle vittime e non ci sono dati a sostegno della tesi che i migranti sono più inclini a molestare rispetto agli altri gruppi sociali. Come sempre, il patriarcato bianco si preoccupa della sicurezza e della dignità delle donne solo quando gli abusi possono essere attribuiti agli emarginati.
L’oppressione delle donne è un fenomeno globale perché il patriarcato è un fenomeno globale. È radicato nelle strutture economiche e sociali in quasi tutte le comunità del mondo. Il sessismo e la misoginia, però, hanno risvolti diversi a seconda degli ambienti culturali o religiosi e dell’appartenenza etnica, di classe e generazionale.
Il fatto è che la misoginia non ha né etnia né religione. Viviamo in una società abituata a tollerare un certo livello di sessismo e violenza sessuale quotidiana. Ma allora, se pensiamo che questo tipo di violenza non sia diverso da tutti gli altri e che i migranti debbano essere trattati come gli altri cittadini europei, forse dovremmo accettare che tutti siano liberi di trattare le donne come pezzi di carne ambulanti, giusto?
Sbagliato. È ora di prendere sul serio la violenza sessuale e la misoginia ogni giorno, non solo quando i colpevoli sono musulmani o migranti. Questo significa che i rifugiati devono imparare a rispettare la dignità delle donne, che gli uomini di tutte le religioni devono imparare che non si può stuprare, aggredire e attaccare le donne, neanche se la loro ideologia lo permette.
Vogliamo rendere l’Europa un faro dei diritti delle donne? Fantastico. Facciamolo.Se improvvisamente viviamo in un continente con una politica di tolleranza zero sulla violenza sessuale e la misoginia, ottimo, approfittiamo del momento. Vediamo se lo stato e i cittadini cominceranno a impegnarsi realmente per punire i colpevoli e aiutare le vittime. È più facile accusare gli emarginati di essere responsabili della misoginia piuttosto che ammettere che a qualunque altitudine gli uomini devono comportarsi meglio. Tutto il resto è ipocrisia.
nessuno a parte i razzisti inveterati dice che solo i musulmani sono sessisti o che tutti i musulmani lo sono o che le molestie di un musulmano sono più gravi di quelle di un occidentale, ma fingere che non ci sia alcuna differenza fra paesi di cultura occidentale e paesi di cultura islamica è pura disonestà. Sessismo e violenza sulle donne esistono ovunque ma nell’occidente laico si possono tenere al guinzaglio, combattere più efficacemente rispetto alle società da cui provengono molti degli uomini arrestati per le molestie a colonia
"Mi piace""Mi piace"
E’ vero, ma non dobbiamo dimenticare che pensare alle culture come se fossero blocchi statici e contrapposti non risolve il problema. Anche nella cultura islamica sono al lavoro donne e uomini coraggiose/i che lottano contro il sessismo, compiono analisi dalla loro prospettiva, fanno riflessioni autocritiche e cercano di indirizzare l’evoluzione della loro cultura verso i diritti delle donne e la parità.
Questa è una cosa che nei dibattiti seguiti a Colonia non ho sentito citare nemmeno una volta. Il femminismo islamico è il grande assente dalla discussione, così voglio ricordarlo io.
Il cambiamento culturale naturalmente richiede tempo, procede gradualmente. Noi occidentali non potremmo imporlo nemmeno se volessimo.
Quindi, cosa possiamo fare? Ovviamente è legittimo pretendere che chi risiede nei nostri Stati rispetti le nostre leggi, che devono essere il terreno comune della convivenza civile; ovviamente dobbiamo lavorare sull’educazione delle nuove generazioni attraverso la scuola. Ma non credo che, come occidentali, siamo in grado di operare sul cambiamento culturale se non attraverso l’esempio.
O almeno, io non vedo altre strade che non passino attraverso l’imposizione…
"Mi piace"Piace a 1 persona
considero “femminismo islamico” un ossimoro quanto femminismo cattolico. Davvero, massimo rispetto ma per me la speranza viene dagli umanisti secolari non dai credenti peccato che gli umanisti secolari nati nei Paesi di cultura islamica (il poeta siriano Adonis, l’attivista somala Ayaan Hirsi Alì, la scrittrice bengalese Taslima Nasreen per fare tre nomi) siano considerati “apostati” e traditori filo-occidentali dai loro connazionali
"Mi piace""Mi piace"
Ho tradotto un bel pezzo sul femminismo islamico, lo consiglio per capire di cosa si tratta.
"Mi piace""Mi piace"
Io sono atea, e questo mi porta ad essere d’accordo con te. Ma di fatto, pragmaticamente, non credo che né l’Islam né il cristianesimo abbiano intenzione di estinguersi in tempi brevi e/o spontaneamente, perciò guardo con interesse e rispetto a chi cerca di innovare dall’interno della propria fede e cultura.
Per questo riconosco (nel senso dell’inglese “to acknowledge”, non mi viene un sinonimo in italiano…) l’esistenza del femminismo islamico e seguo con interesse le notizie e i racconti delle femministe islamiche.
Alla tua lista aggiungerei anche Irshad Manji e Joumana Haddad, attiviste e femministe atee provenienti dalla cultura islamica. Fra l’altro tutte queste vite sono testimonianza di un pensiero critico e laico che nasce spontaneamente all’interno di culture islamiche.
"Mi piace""Mi piace"
il cristianesimo non si è estinto ma in occidente più o meno è stato messo in condizioni di non nuocere, per l’islam è diverso. Joumana Haddad comunque è di famiglia cristiana
"Mi piace""Mi piace"
Sì, è vero, ma è cresciuta in un contesto caratterizzato dalla predominanza dell’Islam.
Io credo che un processo di secolarizzazione analogo a quello avvenuto in Occidente possa avvenire anche nel mondo islamico, con i suoi tempi, i/le suoi martiri, anche, e non certo in modo liscio e indolore. Come non lo è stato per noi, del resto.
"Mi piace""Mi piace"
Faccio notare che una certa sinistra che da una parte a sempre giustificato l’immigrati qualunque cosa facessero , e ha sempre voluto fare indulti e amnistie per vari reati compresi molestia sessuale e stupri, quindi il razzismo è sbagliato ma e anche sbagliato che chi dopo questi eventi da una parte parla degli stupri degli occidentali ma poi sono gli stessi che vogliono fare gli indulti.
"Mi piace""Mi piace"