Quando mi lamento della qualità della rappresentanza femminile nelle istituzioni, nella politica, nella gestione della “cosa pubblica” mi si accusa di benaltrismo, che “abbiamo raggiunto il parlamento più rosa della storia”, che i numeri sono importanti, che al governo ci sono tante donne, che “conta di più questo di un ministero alle pari opportunità”. Ebbene questo non mi basta, questo è stato solo un tentativo di strumentalizzazione delle donne, ribadendo una subordinazione, una concessione ma sempre nell’alveo delle regole maschili di gestione del potere. Ci sei se ti attieni strettamente alle indicazioni supreme. Ci sei e hai voce se fai le piroette giuste per intercettare il canale giusto. Le donne restano subordinate, hanno imparato che è più conveniente, ma così non si può sperare di cambiare cultura e incidere positivamente su tutte le cose che ancora non vanno.
Se per voi sono sufficienti i numeri.. chiediamoci come sono state scelte molte di queste donne e se davvero ci rappresentano. E poi non perdiamo l’abitudine di guardarci attorno. I segnali sono tanti e non tutti rosei. C’è da lavorare tanto. Ogni tanto servirebbe guardare le cose dal livello terra. E da qui le cose non sono belle come sembrano o vengono rappresentate.
Stiamo parlando di coraggio e di autonomia politica. Stiamo parlando di politiche veramente innovative, di una obiezione di coscienza che non scandalizza quasi nessuno dei decisori dell’azione politica, dell’assenza quasi totale di cultura femminista nelle istituzioni, del numero impressionante di donne che lasciano il lavoro dopo il primo o secondo figlio. Insomma, a me sembra che ci sia una penuria di prospettive indipendenti e coraggiose. Ci sono donne di qualità, ma isolate e marginalizzate. Questa è la mia opinione.
La qualità vale per tutti naturalmente, uomini e donne, ma io parlo anche di coerenza di valori e di ideali. Di quale differenza stiamo parlando? Cosa e chi rappresentiamo, per cosa ci battiamo quando “ci permettono” di partecipare nei luoghi decisionali? A quale prezzo ci viene permesso di “esserci”? Poi se vogliamo fare a meno di valori e di ideali..poi però non possiamo lamentarci dei risultati ambigui, oscillanti, fragili. Allora, chiedo alle donne che siedono sugli scranni parlamentari di prendere posizione e non crogiolarsi su rendite di posizione, su bacini elettorali di matrice confessionale da difendere. Se siamo laici, dimostriamolo. Se vogliamo rendere questo Paese a misura di donne, diamo un segnale. Iniziamo a lavorare con coraggio al cambiamento. Ripeto, potremmo iniziare dall’obiezione di coscienza. Aspetto segnali in merito, qualcuno/a che si prenda in carico questo problema e si decida a metterlo nella sua agenda. Neanche io so come fare. Ma vorrei che ci fossero delle prese di posizione e che si passasse dalle parole ai fatti. Ribloggo questo post di Eleonora Cirant, perché non è più tempo di accontentarci, di compromessi al ribasso, di diritti parziali, di conquiste svuotate e dimenticate. Basta ripiegamenti nel privato. Il privato è il posto dove ci vogliono rimandare. Rivendichiamo il nostro ruolo pubblico e dimostriamo di saper fare la differenza!
Immaginate che da domani abbiamo una legge sulle unioni civili. Immaginate che nella legge ci sia un articolo in cui è scritto che tutti gli addetti ai lavori possono, “per motivi di coscienza”, esimersi dalle procedure atte a stabilire il contratto di matrimonio o unione. Ma, prima, trovatemi una coscienza uguale a un’altra. Ognuno, ognuna, avrà ottimi motivi per esimersi dall’incarico di collaborare a matrimoni. Magari li considera indecenti o magari la sua coscienza sta dicendo che lo stipendio è troppo basso per assumersi anche questa incombenza. Comunque sia, in base alla nuova legge tutti, dal messo comunale al sindaco, possono sottrarsi dal formalizzare unioni. Diamine! La coscienza è una cosa seria, va rispettata, sporca o pulita che sia. Immaginatelo, dunque. Schiere di impiegati e impiegate, funzionari e funzionarie, portieri e portiere, segretari e segretarie, addetti e addette alle pulizie, traduttori e traduttrici, consulenti maschi e consulenti femmine, immaginateli tutti…
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Solo noi ci inventiamo una cosa del genere: sulle unioni civili aggiungerei che in Francia hanno rimosso il sindaco che si rifiutava di dar corso ai matrimoni ugualitari, negli USA (è notizia di oggi) è stata scarcerata l’ufficiale di stato civile che non voleva trascriverli.
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