A volte, ascoltando alcune storie, mi sembra di vivere in uno di quei romanzi ottocenteschi, in cui le donne non potevano essere altro che mogli o istitutrici. Chissà cosa penserebbe Jane Austen se potesse vedere come siamo ancora conciate male nel 2014. Tuttora ci sono donne che confidano in questa “ricerca” che apre il romanzo Orgoglio e pregiudizio. Mi è stata raccontata l’ennesima parabola della donna che ha investito ogni briciolo di energia nella ricerca di un marito facoltoso, il tutto per potersi dotare di casa lussuosa, colf e tata h24 per la prole. La narrazione mi è sembrata un tantino pretestuosa, un po’ per suggerirmi che forse i soldi non fanno la felicità ma aiutano, e che tutto sommato col senno di poi questa mia coetanea è stata più furba, di me e di tante. Più furba anche della sorella che suo malgrado non ha percorso gli stessi passi e non ha anelato al denaro, come si corre dietro a un osso prelibato. Narrazioni di questo tipo mi suggeriscono che possiamo confermare lo stato di emergenza contingente. Molto velatamente queste storie suggeriscono ciò che il Silvio consigliò anni or sono. Il problema è che c’è chi ci crede e anziché profondere le proprie energie in un investimento su se stesse, sulle proprie capacità intellettive o pratiche, su una crescita personale e su un affidamento nelle proprie capacità, si dedica alacremente e monodirezionalmente alla ricerca di un uomo ripieno di soldi, almeno quanto un tacchino per il giorno del Ringraziamento. Or bene, anni e anni di riflessioni, di tentativi di emancipazione, di allargamento dell’istruzione nulla hanno potuto per scardinare questo tipo di mentalità. Nulla. Posso affermare che mia nonna fosse più emancipata di molte mie contemporanee, quanto meno aveva compreso numerosi meccanismi e distorsioni di cui era vittima la donna e aveva cercato di affrancarsene, per quanto i tempi le permettessero di fare. Le narrazioni delle ricerche dei tacchini si fanno sempre più particolareggiate e servono a fornire delle indicazioni a coloro che per loro stoltezza non hanno tenuto conto dei trucchi principali di cui una donna, a loro parere, non può fare a meno. Mi si suggerisce che sono cavoli miei se non riesco a conciliare lavoro e vita privata, perché basterebbe avere una conduzione più oculata delle proprie scelte. Vedi come vive semplicemente Tizia? Tu ti affanni e non vivi comodamente perché hai perso tempo sui libri e in rapporti personali non proficui economicamente. Siamo ancora al matrimonio buono a cui ipotecare una vita intera. Abitiamo ancora una vita che ci viene data in concessione da un uomo. A questa ennesima storiella ho risposto semplicemente che mi auguro che mia figlia non venga su così idiota e vuota, perché vivrebbe come una schiava, illusa di essere libera e felice. L’unica cosa che mi auguro per lei è che mantenga sempre la fierezza, la sua autonomia di pensiero, non si venda mai per niente al mondo e che coltivi se stessa come una pianticella preziosa e unica, che si concentri sulle cose durature e non caduche e fonte di servitù. Per me non ci sono molte differenze tra le olgettine e chi non ha altro obiettivo che trovare un asino dalle orecchie magiche, che produca oro a volontà. Il lavoro che abbiamo davanti è enorme. C’è bisogno di un pensiero femminista per smantellare la segatura che riempie troppe vite e sostituirla con idee, sostanza, curiosità, voglia di fare, di imparare e di investire su se stesse, riprendendo in mano il proprio destino. Possiamo fare la differenza, anche se a volte è davvero impossibile farsi ascoltare e mostrare delle alternative e vedute differenti.