Vi ricordate lo “Sputiamo su Hegel” di Carla Lonzi?
Per Hegel l’uomo è principio attivo e la donna principio passivo (mobilità dello spermatozoo e inerzia dell’ovulo).
Per Simone De Beauvoir “ci troviamo di fronte a un fatto al quale non si può dare né fondamento ontologico, né giustificazione empirica e la cui portata non sembra possibile cogliere a priori” (pag. 38, Il secondo sesso, Il Saggiatore, 1997). Sono immagini che restano alla base della nostra cultura e che inconsciamente restano lì, anche se scientificamente sono state superate, ed è stato dimostrato che il compito di spermatozoi e ovuli è fondamentalmente identico. Essi creano insieme un essere vivente “nel quale ambedue si perdono e si superano”. Le rappresentazioni di Hegel sono alla base di secoli di pensiero in cui il patriarcato ha costruito le sue mura difensive ideologiche e biologiche, tutto a spese delle donne.
Oggi tutti noi conosciamo i meccanismi biologici e fisiologici (almeno approssimativamente, visti i risultati non proprio brillanti di alcune recenti indagini tra i giovani sulla conoscenza del proprio corpo), ma poco ci interroghiamo sugli aspetti più profondi, non ci soffermiamo sulle implicazioni che hanno questi dati sul nostro modo di leggere la vita, nelle relazioni uomo-donna, sulla nostra psiche, sul nostro inconscio.
Premetto che il dato biologico non è e non può essere l’unica chiave di lettura, ma è una componente che va analizzata, come fece a suo tempo Simone de Beauvoir.
Prendiamo in considerazione la mestruazione o meglio il ciclo mestruale. Anzi partiamo dal fatto che dalla pubertà alla menopausa, la donna è “luogo” di una storia che si svolge in lei ma non la riguarda in quanto individuo. The curse (la maledizione), la mestruazione infatti non ha finalità individuali, indirizzate alla donna in quanto individuo, ma a un’ipotesi di vita “altra” rispetto a lei. Ai tempi di Aristotele, si pensava che il sangue mestruale costituisse il bambino in carne e sangue in caso di fecondazione. Come scrive Simone De Beauvoir “la donna abbozza senza tregua il travaglio della gestazione”. Ogni mese, e non solo stagionalmente, creiamo e disfiamo la nostra tela di Penelope. Dentro di noi si compie un ciclo continuo. Nella donna ogni mese si prepara la “culla” destinata a ricevere l’uovo fecondato, le pareti dell’utero si modificano e siccome queste trasformazioni cellulari sono irreversibili, se non c’è fecondazione tutta la struttura non verrà riassorbita, ma ci sarà una “distruzione” della mucosa, una sorta di sfaldamento dell’opera architettonica appena creata. Gli impatti sono di varia natura. Questo ogni 28 giorni. La donna “sperimenta il suo corpo come una cosa opaca, alienata, in preda a una vita ostinata ed estranea che in esso ogni mese fa e disfa una culla”. Si tratta di alienazione allo stato puro, cui non facciamo più caso perché percepiamo il ciclo come un evento naturale e ineluttabile. Se ci pensiamo bene, “la donna, come l’uomo, è il suo corpo, ma il suo corpo è altro da lei”. Come se ci fosse una sorta di dicotomia interna al corpo, che riusciamo a superare solo prendendone atto e lasciando che la natura faccia il suo corso.
L’alienazione da mestruazione se vogliamo si amplifica durante la gravidanza, dove la finalità “altra” raggiunge il suo apice.
Un po’ di sollievo a questo tipo di alienazione da ciclo e a questo essere alla mercé di un dato biologico, ci è arrivato dagli anticoncezionali, che danno regole nuove alle “regole”.
Sicuramente c’è stata una trasformazione dei significati del nostro “fare e disfare dentro”. Comprendete la portata di un anticoncezionale nella vita di una donna? Ci siamo sganciate dal nostro ruolo di incubatrici e di generatrici potenziali a oltranza. Abbiamo affermato il nostro io sul nostro corpo. Gli ormoni continuano a circolare, ma è come se per un tempo, che noi decidiamo, concedessimo al nostro corpo di dare un significato altro di quel fare ormonale.
Un discorso analogo ha il riconoscimento del diritto a un aborto sicuro e legale.
Sono tutti passi che affermano il nostro ruolo attivo.
Purtroppo non per tutte le donne è così, non in tutto il mondo è così: di questo dobbiamo esserne consapevoli.
Qui una storia che vi consiglio di leggere.
Mi viene in mente una cosa. Soggetti come Adinolfi e Ferrara (vista la loro posizione ideologica) potrebbero a breve ideare una raccolta firme per una legge volta a “salvare” tutti gli ovuli che noi donne non trasformiamo uno ad uno in bambini. All’assurdo e alla follia non ci sono limiti.
Di intrusione violenta nella vita delle donne e di obiezione di coscienza parla Furio Colombo (qui), con parole chiare e lucide.
Prossimamente vorrei soffermarmi ad analizzare i motivi per cui l’uomo si concentra sulle questioni riproduttive della donna, volendo impadronirsene e desiderando controllarle quasi come se il corpo della donna, la sua carne gli appartnessero di diritto. Come se il nostro “fare e disfare continuo” fossero suoi.
Mi torna in mente una battuta di padre Pizarro (personaggio creato da Corrado Guzzanti, qui al minuto 4 circa) che dice: “a noi ci interessa la vita dal concepimento alla nascita, già dopo un quarto d’ora non gliene frega più niente a nessuno. Per noi conta solo il feto, dal primo giorno, il parto e prima de morì. In mezzo c’è un grandissimo “chissenefrega”.
Ecco, al di là delle battute, spesso avviene proprio questo. Noi vorremmo che quel “in mezzo” fosse maggiormente soppesato e considerato come fondamentale (i risultati di una scarsa attenzione all’infanzia si vedono come descrive qui Chiara Saraceno). Perché non considerarlo nei giusti termini può sottintendere che nessuno se ne occupi adeguatamente o che a farlo sia solo e soltanto una donna.
Vi consiglio la lettura di questo inserto pubblicato da Internazionale sul tema dell’aborto, contenente due articoli di Katha Pollitt.
non so se le donne siano “alienate” al loro corpo comunque certo aborto e pillola anticoncezionale sono conquiste importanti
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[…] nel mio post su quale potesse essere l’origine del comportamento dell’uomo che cerca di sottomettere […]
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[…] ha mai nascosto nulla e tutto mi è sempre sembrato semplicemente naturale. Questo in tante cose. Qui un post in cui riprendevo le considerazioni di Simone de Beauvoir sul tema ciclo. Insomma, oltre ad […]
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