Voglio fare un brevissimo intervento, perché leggendo questo articolo apparso su La Repubblica a firma di Guia Soncini mi ha destato alcune perplessità.
Innanzitutto, si ondeggia parecchio, mescolando di tutto un po’, senza definire una direzione e un senso generale che si intende comunicare al lettore. Inoltre, ho trovato superficiali certi ritratti di coppia, come se si volesse coprire l’intero globo terraqueo delle relazioni umane. Le solite macchiette, col rischio di presentare dei ritratti posticci e parziali.
Le conclusioni (che magari ho frainteso) mi hanno infastidito non poco.
In pratica si auspica che una donna, anziché dover giustificare il fatto di lavorare e di aver successo perché sia di buon esempio alla figlia, assuma su di sé una serie di caratteristiche prettamente maschili. In pratica le si chiede di sfondare nel lavoro, di far carriera per una “vera emancipazione”, condita da egoismo, ambizione, avidità, il tutto “per se stesse”. Questa machizzazione del feminino è quanto di peggio ci si possa augurare, almeno dal mio punto di vista.
Ho già espresso qui, condividendo una riflessione di Daniela Pellegrini, la mia posizione in merito. La ritrovo per caso in uno scritto di Rossana Rossanda (LE ALTRE, Bompiani 1979, Feltrinelli 1989), ripreso da Lea Melandri su FB.
“E’ il rivolgimento di quel potere che non sta nel dispotismo del tiranno, o nelle leggi dello stato, o nell’arbitrio del padrone, ma nel dominio che da millenni il maschio esercita sulla femmina, e che ha modellato non solo la subalternità della donna, ma la concezione -noi diremmo l’ideologia- che l’insieme dell’idea del potere degli uomini, la tradizionale sfera politica, porta in sé. E’ un dominio basato sulla differente forza fisica, sulla costrizione secolare della donna a un ruolo imposto, sulla sua riduzione a soggetto di diritti minori o nulli. Le donne sanno che questo potere continua, discriminandole in forme meno evidenti, più sottili, anche là dove sono avvenute le rivoluzioni proletarie e socialiste, le più radicali, quelle che si proponevano l’uguaglianza tra gli uomini. Non solo, ma sanno che questa specifica oppressione le fa NON SOLO SUBALTERNE, MA IN QUALCHE MISURA SIMILI AI LORO OPPRESSORI; MODELLATE SU DI ESSI: per cui per liberarsi davvero debbono anche liberarsi di quanto del modo di essere e pensare dell’uomo è stinto dentro di loro. Debbono andare insomma a una rivoluzione anche in se stesse, nelle idee, nel costume; a lacerare rapporti affettivi, a cancellare antiche educazioni”
(cit., Feltrinelli, p.86)
La liberazione passa per una rivoluzione delle idee, dei modelli, dei rapporti, delle soluzioni, delle chiavi di lettura che noi donne dobbiamo darci senza riverniciare e restaurare le strutture costruite dagli uomini. Seguire le orme maschili ci porterebbe semplicemente a una falsa liberazione, diventeremmo simili a cloni, a esseri modellati a immagine e somiglianza dei nostri maschietti.
Per non parlare poi del fatto che il richiamo dell’articolo della Soncini sembra coinvolgere solo uno spicchio dell’universo delle donne, quelle nate e cresciute bene, con un ruolo di potere o economico forte. Per cui tutte le altre resterebbero escluse da questo magnificare la donna che ricalca la spregiudicatezza dei meccanismi dei maschietti. In pratica si rischia un discorso elitario o in stile Sandbergism (Sheryl Sandberg, ndr).