‘That’s a long time ago, forget about it, it doesn’t matter any more.’
Così Catherine Corless riassume l’atteggiamento che ha prevalso tra gli abitanti della piccola Tuam, cittadina della contea di Galway in Irlanda, quando sono stati pubblicati i risultati della sua ricerca, che sta scuotendo le coscienze degli irlandesi e non solo. Questa donna, oggi sessantenne, ha ricostruito pazientemente un pezzo dimenticato della storia locale, un episodio terribile per anni rimosso e mai affrontato. Ha denunciato le violenze e i maltrattamenti subiti dalle madri e dai loro bambini nati fuori dal matrimonio. Fino agli anni ’60 le ragazze madri, cacciate dalle famiglie, venivano ospitate in case d’accoglienza gestite dalle suore cattoliche, ma erano obbligate ad abbandonare i figli. Questa era la prassi in tutta l’Irlanda. Questi bambini spesso morivano a causa delle malattie e della malnutrizione. Catherine non ha mai dimenticato questi orfani che venivano sistemati in fondo alla sua classe e sottoposti a ogni tipo di dileggio. Oggi non possiamo immaginarci cosa potesse rappresentare diventare madre senza essere sposata in una società come quella irlandese di quei tempi. Il 10 giugno 2014 il primo ministro irlandese Enda Kenny ha annunciato la creazione di una commissione di inchiesta per comprendere cosa sia realmente successo alle quelle donne e ai loro bambini. Questo “abominio” come lo ha definito Kenny sembra aver coinvolto circa 35mila ragazze madri che sarebbero finite in circa 10 istituti, tra cui quello di Tuam, gestito dalle suore del buon soccorso. Ci sono storie di adozioni forzate, bambini schiavizzati dalle famiglie adottive, separazioni forzate dalle madri e dai fratelli. La ricerca di Catherine richiama anche un altro episodio della storia locale di Tuam. Nel 1975 due bambini, mentre giocavano attorno al muro di cinta del vecchio istituto ormai abbattuto, scoprirono una fossa contenente dei corpicini. La zona venne benedetta ma la questione finì lì. Allora non si poteva criticare la chiesa e i sacerdoti. Oggi, l’Irlanda è diventata più laica e più di un bambino su tre nasce fuori dal matrimonio. Oggi che il patto tra potere politico e chiesa si è indebolito, che la popolazione non è più disposta ad accettare certe forme di emarginazione sociale, non è più ammissibile che non si diano risposte su episodi così terribili. Oggi si sa che i corpi erano 796, appartenenti a bimbi deceduti tra il 1925 e il 1961, anno della chiusura dell’istituto di Tuam. Corless oggi vuole restituirgli un nome, trovare la loro identità, per ridare loro quella voce che gli è stata tolta in nome di cieche pratiche, che di religioso non avevano niente. Donne e bambini privati dei loro diritti.
“This was a country that applauded motherhood but ensured that unmarried mothers and their children had no rights; a society where gossip was a means of ensuring conformity; where poverty and illnesses such as TB (tubercolosi, ndr) were rife; where class determined your relationship to authority; where secrecy shaped our social interactions and responsibility and accountability were too seldom practised”.
Maria Luddy – docente di storia moderna dell’Irlanda alla University of Warwick, UK. Qui l’articolo completo.
Oggi le istituzioni sono chiamate a rispondere e ad assumersi le proprie responsabilità, a scusarsi e a risarcire anche economicamente le vittime. Anche per consentire a coloro che sono stati separati dalle proprie madri, fratelli e sorelle di ricostruire la propria storia, le proprie origini. Questo mi sembra il minimo.
Questa è un’altra orrenda pagina per l’Irlanda, dopo lo scandalo dei preti pedofili e delle Magdalene laudries, gli istituti religiosi per ragazze “perdute”, costrette a lavorare gratuitamente per espiare i loro peccati.
Ho trovato qui una interessante tesi di laurea di Ann Marie Graham, che ricostruisce il contesto legislativo irlandese, tra il 1921 e il 1979, a riguardo delle ragazze madri.
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