Alice Guy-Blaché, nata a Saint Mandè, Parigi, nel 1873. Dopo il diploma, viene assunta come segretaria di Léon Gaumont, ingegnere e padrone dell’omonima fabbrica di apparecchi fotografici, che sarebbe diventata la prima società di produzione cinematografica della storia. Ai tempi il cinema non esisteva ancora. Non c’era nemmeno il suffragio universale.
Quando, nel dicembre 1895, i fratelli Lumiere invitarono Léon Gaumont alla proiezione de “La sortie de l’usine” partecipò anche Alice. Questa giovane donna non era affascinata dall’aspetto meccanico di questa macchina, ma si immaginò che si potesse usare questo nuovo mezzo per raccontare delle storie. Nasce l’idea di un romanzo scritto attraverso le immagini: il film.
Questo è quello che racconta in un’intervista nel 1968.
Il capo le concesse di iniziare a sperimentare la produzione e la realizzazione di storie, purché non lasciasse indietro il suo lavoro principale di segretaria. Era l’inizio di qualcosa di magico.
Nel 1896 il primo film della storia vide la luce: “La feè de choux”. Ne seguirono altri, sempre più curati. Alice creò tutto da zero, definendo i generi comico, drammatico, avventuriero, storico, religioso ecc. Fu lei che tra il 1902 e il 1906 immaginò e applicò la sincronizzazione del suono con le immagini, trent’anni prima dell’invenzione del sonoro. Lei inventò le riprese in esterni con La madame a des envies (La signora ha le voglie). Questo cortissimo di 1:30 secondi, annata 1907, ha un’ironia e uno sguardo molto particolari. Vi consiglio di guardare la scena dei cavoli 🙂
A 33 anni si trasferisce col marito a New York, diventa mamma e subito dopo fonda la sua società di produzione cinematografica, la Solax. Qui decolla la sua carriera di cineasta, ideando un approccio naturale, spontaneo alla recitazione e realizzando anche i primi western e horror. I suoi film erano ricchi anche di “effetti speciali”, grazie all’uso di tecniche e di trucchi per accrescere l’aspetto drammatico. Una donna coraggiosa, piena di idee e di passione.
La vita di Alice cambia di colpo nel 1919, quando il marito l’abbandona per una giovane attrice. Nel 1921 è costretta a vendere il suo studio in America. Nel 1922 torna in Francia sola, con due bambini. Prova a ricominciare in Francia ma senza più successo. Dimenticata per anni, ottenne solo in tarda età i meritati riconoscimenti grazie all’interessamento della Cinémathèque française, nella persona di Henri Langlois, dall’Association Musidora (che creò nel 1974 il primo Festival de films de femmes in Francia) e, a partire dagli anni Settanta, dagli studi del movimento femminista. Nel 1953 fu insignita in Francia della Légion d’honneur e trascorse gli ultimi anni della sua vita scrivendo l’autobiografia (Autobiographie d’une pionnière du cinéma ‒ 1873-1968, pubblicata postuma nel 1976) e prodigandosi affinché l’importanza della sua attività venisse alla luce attraverso una corretta ricostruzione storica. Morirà a Parigi nel 1968 a 98 anni.
Pamela Green (e il co-regista Jarik van Sluijs) ha realizzato un documentario su questa donna straordinaria, che vede Robert Redford come produttore e Jodie Foster voce narrante. Qui il trailer.
Qui, un bel blog su Alice.
Bello, adoro storie come queste. Piace anche a me andare a scovarle e regalare a nuova memoria. Un piacere leggerti!
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Grazie 🙂
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L’ha ribloggato su Racconti del corpoe ha commentato:
Non conoscevo Alice Guy-Blaché. Grazie Simona Sforza!
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