Insomma, chiariamoci un po’, la donna italiana (e non solo) per i media oscilla sempre e solo tra questi due estremi: principessa o olgettina. Tutte le altre donne non sono degne di menzione o di far notizia. Ora abbiamo acquisito una nuova eroina, la trasfigurazione angelica della Boschi che cavalca ogni occasione mondana o umanitaria per apparire con la sua figura mitologica; oggi viene addirittura promossa a principessa del popolo. Quale popolo poi non si sa e io non voglio essere parte di questa rappresentazione edificante. Dall’altro abbiamo coloro che sono disposte a fare tutto pur di emergere. Provo un disgusto profondo per questa tendenza sempre più diffusa alla semplificazione, all’immagine che soffoca la realtà e i fatti. Perché l’universo donna non è mai, ripeto mai, rappresentato per quello che è.
Io non mi sento rappresentata da questi personaggi da passerella, che mai si preoccuperanno dei problemi reali di tante donne. Per cui sarebbe ora di finirla con questa pantomima che ci vuole tutte omologate o invisibili.
Siete capaci di vedere le sfumature???
Come non condividere il tuo disgusto e la non-rappresentanza di alquanto improbabili “figure”. L’aver appena ascoltato alcune anticipazioni dal Festival dell’economia di Trento, che sarà ancora una volta un altro palco in cui molto si dirà e si analizzerà, ma ben poco sarà ascoltato e ancor meno inteso come possibile avvio di un qualche rinnovamento; comunque, l’argomento era “coniugazione lavoro-famiglia”, ovviamente trattato solo come problema di donna, quindi permettere e sostenere l’accesso al lavoro delle donne. Quello che ormai è di difficile sopportazione è che il primo, se non unico, elemento di analisi, prima, e di sostegno, poi, è l’aumento della produttività, cioè: permettiamo alle donne di lavorare perchè così risaniamo una parte dell’economia. Poi ovviamente tutti i discorsi sulla dignità o sul diritto al lavoro vengono declinati al maschile.
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Sono d’accordo Elena, siamo considerate alla stregua di strumenti da lavoro e da PIL, anziché come essere umani meritevoli di tutele e di diritti. Tutti gli aspetti connessi al lavoro delle donne vengono tralasciati o alla meglio, relegati nei ghetti delle testate giornalistiche di rosa dipinte. Tutti parlano di conciliazione, ma nella realtà dei fatti viene chiesto sempre e solo a noi donne di barcamenarci. Quando si parla di condivisione della gestione familiare tra i due genitori, buona parte del mondo maschile che conta e che potrebbe prendere decisioni a riguardo, incomincia già a storcere il naso, preoccupato di dover cedere e di doversi sacrificare. Quando poi le rappresentanze femminili di spicco sono figure buone solo a fare la passerella d’immagine, le soluzioni si allontanano. Non ci resta che sperare in coloro che lontano dai riflettori dei media lottano e si spendono per migliorare le cose.
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