Al di là del fatto che sia condivisibile o meno la posizione, ritengo alquanto azzardato scrivere delle indicazioni su un aspetto come il matrimonio e le donne, tematica estremamente soggettiva e varia. Secondo Costanza Miriano noi donne per essere felici dobbiamo recuperare il nostro ruolo di angeli accoglienti del focolare, tutte sorrisi e parole dolci. Che mai ti venga l’idea di mettere il broncio, di contraddire il partner, di esprimere troppo le tue opinioni e di voler ogni tanto dire la tua quando si deve decidere qualcosa.
Penso che questo ritorno all’ortodossia sia portatore di un invito pericoloso per le donne, in un Paese che già di per sé non brilla per emancipazione e autoconsapevolezza femminili, così come stentano a essere rispettati i diritti delle donne, dal campo lavorativo a quello della salute riproduttiva e sessuale. Per non parlare del problema della violenza tra le mura domestiche.
Per questo ho trovato eccezionale e formidabile la protesta del Collettivo Altereva al salone del libro di Torino, lo scorso 10 maggio.
Ci stiamo imbarbarendo e al contempo non guardiamo in faccia la realtà. Non è recuperando un comportamento sottomesso, docile e remissivo che si mantiene in piedi un rapporto. Non ci si può ispirare a un passato idilliaco che non c’è mai stato. I matrimoni delle nostre nonne o bisnonne non erano immuni da problemi, da violenze o da rapporti difficili. Semplicemente allora le donne erano meno consapevoli dei propri diritti e culturalmente costrette ad accettare le regole di una società patriarcale, che teneva volontariamente le donne in una posizione di ignoranza e di debolezza psicologica e materiale. Il percorso di emancipazione delle donne è maturato gradualmente, di pari passo anche con la diffusione di una maggiore istruzione e della conseguente possibilità di poter fare da sé, lavorando, per non dipendere necessariamente dalle figure maschili (padri, fratelli o mariti).
I matrimoni di una volta non erano più felici, semplicemente non c’erano molte alternative per le donne.
Non vogliamo tornare ad essere mute ancelle della casa. Ora che siamo più consapevoli e possiamo finalmente parlare, diciamo fieramente no a qualsiasi tentativo di portarci al silenzio.
La scrittrice/giornalista in fondo lo fa per convenienza personale e per alzare un polverone sul nulla. È una donna molto fortunata, un po’ annoiata, ben inserita in un mondo clerical-chic e che non ha la miriade di problemi del quotidiano che vivono le persone semplici come noi. Vive nel suo giardino incantato e ci propina questa marmellatona avvelenata che cerca di rabbonire tutte quelle donne che non vogliono ammettere che la causa di tutti i propri mali sono proprio loro stesse. Perché? Perché non sanno tacere ed essere sottomesse.
Finiamola con questi finti consigli da amica e buttiamo alle ortiche tutte queste inutili pagine.
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