
Intervita Onlus – Carta della mamma – Le mamme viste dai bambini: cosa desiderano, cosa amano e cosa le rende tristi
Leggendo questo articolo, sulle interviste ai bambini, realizzate da Intervita Onlus, per realizzare il suo Rapporto sullo stato della mamma di oggi, a supporto della campagna Mia mamma è (anche) una donna, ho cercato di ritornare alla Simona bambina e riflettere su cosa pensavo di mia madre. Ho sempre visto una donna affaticata, di corsa, con mille impegni tra il lavoro di insegnante e tutti quelli di cura familiare. Ricordo che ero fiera di questa sua capacità di essere multitasking. Ma ho sempre compreso questo suo non avere molto tempo, o meglio questo suo non averne da dedicare a se stessa. L’ho dato per scontato, per normale. Accettavo il fatto che non avesse il tempo per giocare con me. Eppure non la sentivo distante, è sempre stata premurosa e presente. Nella mia testolina di bambina evidentemente ho maturato l’idea che in qualche modo dovessi evitare di intralciare le sue attività. Insomma, in punta di piedi ho cercato di fare da sola. C’erano varie difficoltà, ma solitamente lei è andata avanti, chinando il capo. Oggi direi che ha sbagliato e che si è tarpata le ali. Ieri pensavo che rientrasse nella logica consueta di una donna, di una madre e di una moglie. Ma con il senno di poi non si può ragionare. Lei ha compiuto le sue scelte e probabilmente non c’erano molte alternative. Continuo a pensare che lei abbia fatto tanti sacrifici per ragioni altruiste, per non sconvolgere gli equilibri. Con il tempo però ci si abitua e non si ha più la forza e il coraggio di opporsi e di osare, anche quando sarebbe il caso di dire qualche no. Con il tempo ci si dimentica cosa vuol dire fare qualcosa unicamente per sé, per quella donna, come se altri ruoli si fossero nel frattempo sovrapposti a quella dimensione primaria e originaria, offuscandone gusti, aspirazioni, desideri, aspettative, passioni.
Forse la maternità rende possibile e più semplice questo fenomeno, con varie gradazioni che sono molto soggettive. Non è una questione generazionale a mio avviso, ma una scelta personale, di contesto e in qualche modo casuale. La maternità è uscire da sé e spostare il centro al di là di se stesse. Ognuna trova il suo equilibrio o disequilibrio a suo modo. Così la conciliazione può avere molte facce, molte soluzioni, molte scelte, molti bivi, molte rinunce. Perché il nostro essere adulti responsabili implica anche un più ampio grado di scelta e spesso due cose non sono sempre conciliabili. Si resiste, ma a un certo punto occorre scegliere. I nostri figli forse capiranno o forse no. Ma questo fa parte del gioco e della fallibilità umana. Nessun* di noi ha la sfera di cristallo per decidere quale strada si rivelerà la meno irta di ostacoli, per cui ci affidiamo all’istinto e quell’istinto di mamma lupa persiste.
Bellissima averla letta..
Grazie da una mamma e nonna.
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