Ritorno sul tema, su cosa vuol dire oggi essere una femminista. Mi interrogo perché oggi mi sento più coinvolta di un tempo e mi chiedo quali possano essere le cause e gli errori da evitare per non tornare ad addormentarci.
La mia è una generazione strana, non propriamente fortunata come i baby boomers, ma pur sempre cullata dalle premure dei nostri genitori, che tuttora, per molti, sono il paracadute sociale ed economico in questi anni di precariato. Questa sorta di rete protettiva, per chi ce l’ha, ci ha portati ad occuparci poco dei temi etici, delle battaglie tipiche degli anni ’60, ’70. Gli anni ’80 della nostra infanzia sono stati leggeri e sofferenti, ma non hanno lasciato traccia in noi di quel nero punk. Cristina D’Avena era il nostro mito e la caduta del muro venne vissuto come un segnale di un meraviglioso avvenire di pace. Lo stesso grunge ci ha portati a una adolescenza alquanto solitaria, poco comunitaria, raggomitolati su noi stessi e sul nostro spleen, che non capivamo bene da dove scaturisse. Non sono mancati gli inciampi, ma evidentemente non sono stati tali da spingerci a una mobilitazione. Ognuno ha seguito la strada del “si salvi chi può”.
Oggi, da madre, sono tornata ad interrogarmi su certi temi e su quello che desidero sia il mondo che mia figlia troverà ad accoglierla quando sarà adolescente. Magari sarà più forte di me, ma vorrei che non si tornasse indietro e che si accompagnassero le future donne in un percorso di crescita e di autoconsapevolezza a 360°. Ma come agire e come orientarsi per non fallire nuovamente?
Vi consiglio questo post, sui femminismi che oscillano tra coloro che ci credono e coloro che giocano a fare le donne alternative e le paladine dei diritti. Analisi chiara, sincera e che offre un’occasione per riflettere sul futuro delle reti e dei movimenti femministi. Come quando andavo al liceo, il mondo era costellato da ragazze che giocavano a fare le donne emancipate e invece erano forse più confuse e fragili di me. Oggi molti diritti e tutele sono sotto attacco e di personaggi tiepidi e opportunisti non ce n’è bisogno, dobbiamo arrivare al nocciolo, espandere le informazioni su sessualità e autodeterminazione. Partendo dalle persone. Tutte le altre scorie e gli obiettivi strettamente di carriera personale (le femministe di convenienza) devono essere lasciati indietro. Dobbiamo divulgare, parlare, raggiungere quante più persone possiamo, fare rete ma senza formalismi e soluzioni elitarie. Dobbiamo essere convinte e imbastire una mobilitazione costante, pura, schietta, spontanea, leggera ma profonda, che scandagli i punti essenziali.
Vi consiglio il libro di Barbara Bonomi Romagnoli “Irriverenti e libere – femminismi nel nuovo millennio“, controcorrente.
Ringrazio Anarkikka per l’immagine del post.
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