Non conto più i casi in cui si sta cercando deliberatamente di attaccare la salute delle donne e la libertà di autodeterminazione. Con un’audizione pubblica, il 10 aprile sono state presentate a Bruxelles le firme raccolte nei 28 paesi membri per la campagna Uno di noi, che fa riferimento al Movimento per la Vita.
Si chiede all’UE di non sostenere più, né a livello politico né a livello economico, le attività che potrebbero compromettere gli embrioni umani, la ricerca sulle cellule staminali embrionali e i servizi di aborto sicuro erogati dalle ONG nei Paesi in via di sviluppo. Obiettivo primario è il riconoscimento giuridico dell’embrione umano, che equivarrebbe a sancire il diritto “alla vita e dell’integrità” sin dal concepimento.
Il parlamento europeo dovrebbe esprimersi entro il 28 maggio. L’Italia ha garantito la maggior parte delle firme della petizione.
Per i dettagli vi suggerisco questo articolo di Cecilia M. Calamani.
Ma veniamo al cuore di tutto: 120 milioni di dollari ogni anno, questa la cifra annuale che l’UE elargisce alle ONG per la protezione della salute riproduttiva delle donne. Ho come la sensazione che in ballo ci siano altri obiettivi, altre questioni, che vanno ben oltre l’etica e il suolo comunitario. Si tratta, ipotizzo, di chiudere i cordoni della borsa per tutti i programmi rivolti all’aiuto e alla tutela degli ultimi, delle comunità più povere, in cui la maternità spesso coincide con la morte? La Laiga sostiene che in questi Paesi muoiono quasi 800 donne al giorno per problemi legati alla gravidanza o al parto. Vorrei capire se questo coincide con la tutela della vita. Insomma, alla fine si tratta quasi sempre di creare una voragine tra ricchi e poveri, non importa dove essi siano. Con buona pace della fratellanza e della solidarietà tra i popoli.
Ne parla anche Womenareurope qui.
AGGIORNAMENTO DEL 29.05.2014
Good news: Bruxelles respinge petizione per la tutela degli embrioni. Ue non darà seguito a richiesta dell’iniziativa ‘Uno di noi’.
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