A ridosso dello svuotamento della legge 40, riflettevo su una questione, che coinvolge anche l’IVG. I paletti che vengono posti, gli impedimenti, gli ostacoli valgono solo per coloro che non si possono permettere di pagare o di andare all’estero. Si tratta di divieti o muri che valgono solo per chi non ha disponibilità economiche. Chi è benestante può aggirare il problema e non venire sottoposto a una pressione psicologica terribile.
Lo stesso meccanismo avverrebbe nel caso si reintroducesse il divieto di abortire, con reato annesso.
Innanzitutto, si porrebbero i problemi di applicazione di un simile disegno, come imporre una maternità coatta? Questo tema è in parte spiegato in questo articolo di Chiara Lalli, apparso su WIRED.
Ma io aggiungo una ulteriore questione. Una legge che vieti l’aborto non escluderà l’aborto clandestino, anche a scapito della salute delle donne, così come non potrà imprigionare le gestanti, per effettuare un controllo costante durante tutti i 9 mesi. Cosa si potrà fare? Fare visite settimanali a tutte le donne in età fertile, per controllare il loro “stato”?
Questa legge creerebbe solo una discriminazione economica, perché chi potrà, andrà all’estero ad abortire in totale libertà e sicurezza.
Sono state rispolverate anche le etichette, le frasi compassionevoli e tutto l’intero armamentario della colpa. Naturalmente questo non tocca le “nate bene”.
Quello che è accaduto nel nostro paese è appunto una discriminazione di classe, di categorie sociali. Trovo questa una vera persecuzione ai danni delle porzioni di società più svantaggiate. Si è voluta creare una separazione, due differenti trattamenti.
Forse la questione confessionale svolge solo un ruolo marginale e strumentale, per giustificare le azioni di uno Stato in cui non tutti i suoi cittadini sono uguali e con gli stessi diritti. Un bel ritorno all’ancien régime.
Purtroppo questo avviene anche in altri ambiti, come per quanto concerne la conciliazione tra vita lavorativa e lavoro di cura in famiglia.
I soldi discriminano sempre e di questo uno stato dovrebbe occuparsi: rimuovere gli ostacoli per tutti e garantire un godimento pieno dei diritti.
Altrimenti non sono diritti, bensì privilegi sulla base del censo.
Non riesco a comprendere perché si ha paura di riconoscere a un’altra persona una libertà di scelta, soprattutto quando questa non limita la libertà personale di nessuno. Trovo inspiegabile invece, che si voglia imporre una visione e una scelta unica agli altri, in tutti i modi.
Troverei più utile che si investisse nell’educazione sessuale e contraccettiva, per una maternità consapevole. Il ruolo dei genitori non si conclude con il mettere al mondo i figli.. di questo dovremmo occuparci.
[…] una norma incostituzionale e che per anni ha sancito un divieto su base di censo. Ne avevo parlato qui. Ora il governo deve riavviare la conferenza Stato-Regioni e imbastire un dialogo con associazioni, […]
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