Oggi leggendo questo articolo di Aurelio Mancuso, mi sono interrogata sulla questione dei diritti e della laicità in uno stato come il nostro.
Siamo, a mio avviso, intrappolati in un limbo di assenza di diritto in alcuni campi, ma lo siamo volutamente. La stessa legge 194 è stata il frutto di un compromesso e nelle sue maglie abbastanza larghe, si sono potute infilare le mani di coloro che nel corso degli anni l’anno resa meno efficace, per cui alla fine un diritto alla scelta consapevole diventava di fatto l’inizio di una odissea alla ricerca della struttura che lo rendesse realizzabile. L’obiezione si è espansa in maniera incontrollata o meglio controllata dagli ospedali.
Ancora oggi si discute sul termine di diritto all’aborto, ma io preferirei parlare di diritto alla salute, alla libertà di scegliere e di vedere tutelata la propria salute. Si è affievolita la centralità di una maternità consapevole e protetta. Perché ancora una volta ragioniamo in maniera egoistica, come se tutte le donne e tutti dovessero pensarla come noi. Io sono per la libertà di scelta, perché a tutti sia garantito un diritto a scegliere in sicurezza. Io non posso scegliere al posto di un altro, questo deve essere chiaro. Sarebbe il controllo delle coscienze da parte di uno stato o di una parte della popolazione. Quando affermiamo “mai più clandestine”, dobbiamo ricordarci cosa c’era prima della 194. Non voglio tornare indietro.
Se non siamo certi di voler difendere questi diritti, vedremo la 194 piano piano svuotata sempre più. Se siamo tiepidi, insicuri, questo accadrà.
Ecco perché il tema della laicità dovrebbe essere centrale, perché troppi diritti non vengono riconosciuti ancora, come se fossimo in uno stato confessionale. Uno stato non può non esprimersi, perché lo stato deve rappresentare tutti, la molteplicità e non solo una parte. Questo vale per tutti i diritti civili.
Abbiamo paura di cosa? Le muraglie non servono, se non a fare del male. Abbattiamo questi muri, staremo tutti molto meglio.
Ringrazio ZEROVIOLENZADONNE per l’articolo.