
Ieri 1 aprile, ho partecipato a un incontro dal titolo “In Europa: lavoro, diritti, democrazia“, con la partecipazione degli eurodeputati Patrizia Toia e Antonio Panzeri. La serata è stata ricca di spunti e vorrei riassumervela.
Ma vorrei fare una constatazione preliminare. Il tema europeo è poco attraente, la sala non era piena e il pubblico era composto da persone fortemente motivate e abituate a una partecipazione politica attiva. Mancava nettamente la componente giovanile, il che la dice lunga. Triste dover ammettere che le giovani generazioni latitano quando ci sono queste occasioni e ci si chiede dove siano e perché il PD fatichi a interloquire con loro. Forse la disaffezione a certi temi è più grave di quanto si pensi e anche la voglia di confrontarsi è un po’ in sordina. Avremmo probabilmente dovuto mantenere un contatto più diretto e costante con i temi europei e non riprenderli solo a ridosso delle elezioni. Abbiamo lasciato spazio a posizioni euroscettiche, che hanno usato l’UE come capro espiatorio dei nostri problemi e della crisi. Non abbiamo saputo chiarire che fuori dall’Euro non c’è il paradiso, ma un deserto di lire svalutate.
Abbiamo dimenticato il lungo periodo di pace che l’Unione ci ha garantito. L’Unione ha rappresentato un motore potentissimo di democratizzazione di molti paesi (Spagna, Portogallo, Grecia e Est europeo). Negli ultimi anni si è affermata anche in Europa una visione liberista, individualista, nazionalista, a salvaguardia degli interessi dei singoli stati, che ha influito anche sullo sviluppo o mancato sviluppo del progetto europeo. Il metodo comunitario, con un ruolo centrale della politica, con un Parlamento e una Commissione forti, è stato soppiantato da una prassi che ha visto la supremazia del Consiglio e quindi subordinata alle volontà dei singoli governi statali. Senza la dimensione politica è difficile far crescere le comunità, avvicinare i cittadini all’Europa. L’On. Toia ha sottolineato la necessità di un progetto meno oligarchico dell’Europa, con una gestione federalista che valorizzi le autonomie e sappia fare da volano per le economie in sofferenza. Nell’ultima legislatura è emersa l’inadeguatezza della costruzione, sono state compiute scelte sbagliate, c’è stata una perdita di competitività delle imprese italiane. L’Europa si è preoccupata di debito e PIL, di meri numeri e fiscal compact da rispettare, senza interrogarsi su come un Paese cresce e produce. Occorre ribadire che l’origine della crisi finanziaria ed economica è stata negli USA.
Con la prossima legislatura il PSE potrebbe avere la maggioranza in Parlamento e quindi i meccanismi potrebbero cambiare rispetto al quinquennio precedente, caratterizzato da un PPE molto forte. Altro elemento di squilibrio è stato un allargamento dell’UE forse troppo precipitoso, che ha aperto a economie molto diverse. La struttura europea non ha saputo attrezzarsi per tempo e adeguarsi a queste nuove sfide: non abbiamo operato una convergenza fiscale, economica e del mercato del lavoro. Non abbiamo messo in sicurezza l’edificio, prima che arrivassero le tempeste. Panzeri esorta ad andare oltre l’austerità, per un rilancio di una nuova politica economica, che metta al centro il lavoro e salari dignitosi. Inoltre, auspica che si proceda verso una politica estera e di difesa comuni, che siano in grado di essere attive in momenti di crisi come quello ucraino. È importante che permanga una libera circolazione delle persone, perché se sono solo i capitali a muoversi, il progetto europeo è fallito. Panzeri guarda all’UE come un importante strumento per risolvere le crisi: risolvere i problemi dei paesi confinanti con l’Unione equivale a risolvere anche parte dei problemi dei nostri paesi. Il ruolo europeo dev’essere forte, visto il ritiro progressivo degli USA da molte aree di crisi. Dobbiamo essere lungimiranti, specialmente in un contesto in cui Russia e Cina giocano un ruolo crescente a livello geopolitico ed economico.
Dalla serata emerge un Panzeri che ha le idee chiare sulle strategie di politica estera, recupera precedenti storici, analizza le dinamiche interne ed esterne all’Unione, si dimostra immerso a pieno titolo in un contesto sovranazionale. Dimostra di avere una capacità di analisi e di lettura non comuni. Dovremmo averne cento di politici di questo tipo. Dobbiamo completare il progetto europeo, dobbiamo interrogarci su quale Europa vogliamo si crei, con che strumenti. La cessione di sovranità se accompagnata da meccanismi democratici non può essere vista come un pericolo. Dobbiamo interrogarci su quali strumenti mettiamo in campo per la crescita e per uscire dalla crisi.
Patrizia Toia porta sul campo alcuni spunti importantissimi su cui lavorare:
Eurobond, recupero dei capitali evasi e portati nei paradisi fiscali, lotta al dumping fiscale, maggiore trasparenza fiscale. È necessario smetterla di interrogarsi su quali paesi vengono avvantaggiati da determinati progetti per lo sviluppo, il sostegno all’innovazione o su temi come il “made in”: lo sviluppo è una questione comune, non dei singoli stati.
L’Europa ci ha consentito una sicurezza democratica e sociale non da poco. Dobbiamo raccontare questi e tutti gli altri aspetti positivi dell’Unione. Affinché non siano gli euroscettici ad avere la meglio e ad affossare l’intero progetto europeo.
Vi allego il manifesto del PES per le prossime europee. #knockthevote FOR MARTIN SCHULZ!
