Quando ci parlano di eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, come soluzione volta alla massima trasparenza e democrazia, penso sia meglio concentrarsi sulle possibili conseguenze e perché no, guardare cosa accade altrove. Non che in Italia non esistano lobby, anzi, ma il sistema è infinitamente meno articolato, sviluppato e pervasivo di quanto accade negli USA. Un’inchiesta di The Nation, analizza la situazione dei lobbisti statunitensi nel 2013. Nel 1995 veniva varato il Lobbying Disclosure Act, che stabilisce i termini in base ai quali un lobbista deve registrarsi. Oggi, si assiste a una diminuzione delle lobby registrate, con annessa flessione delle spese complessive. Cosa è successo? Secondo lo studio è aumentato il sommerso, grazie a tecniche sempre più sofisticate per creare falsi gruppi di pressione e mascherare i fondi impiegati. Insomma, nonostante gli sforzi, lo stato non riesce ad arginare un fenomeno che se non controllato diventa pericolosamente e altamente distorsivo. Obama ha sostenuto la necessità di tenere sotto controllo il potere delle lobby, firmando un ordine esecutivo che però ha acuito il problema dei campioni del livello non ufficiale, di coloro che sono abili ad agire di nascosto.