
Mi rendo conto che le tesi illustrate da Torreblanca nel suo articolo potrebbero suscitare delle forti e opposte reazioni, ma vorrei sottoporlo alla vostra attenzione. Il pezzo è ricco di fonti e dati, può diventare, a mio avviso, un buon punto di partenza per aprire un dibattito sui vari punti rilevati dall’autore. La tesi di partenza è che i genocidi più grandi della storia non sono stati compiuti con missili o con armi nucleari, ma con armi rudimentali come i machete, fabbricati in Cina e adoperati per il genocidio dei Tutsi in Rwanda. Questo per ridimensionare il processo, se pur meritevole, di negoziazione con l’Iran in merito al suo programma nucleare. Torreblanca abilmente utilizza questo incipit per traghettarci su una tematica ben più ampia: gli esseri umani, dalla notte dei tempi, hanno avuto una incredibile capacità di uccidere, anche massivamente. Il passo successivo dell’autore è spingerci ad analizzare il “genere” maggiormente responsabile di tali crimini. Secondo i dati riportati, si evince che si tratta del genere maschile: los varones come gli autori della stragrande maggioranza di queste morti. Certamente ci sono state storicamente delle compartecipazioni femminili nei conflitti bellici, ma si tratta di una gota en un océano. Allo stesso modo si possono osservare le quote maschili predominanti per quanto concerne omicidi e crimini di vario tipo. Torreblanca effettua un ulteriore salto per analizzare il capitolo della violenza sessuale contro le donne, frutto di una cultura patriarcale e dominata dagli uomini. Come se ci fosse “Una guerra invisibile di uomini contro donne”. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (risoluzione 1.350 del 31/10/2000), aveva dichiaratamente evidenziato la necessità di una protezione speciale per le donne e le bambine in zone di guerra e del loro ruolo nella risoluzione dei conflitti e nella costruzione della pace. Il dibattito su questi temi e sui femminicidi (parola che io non amo particolarmente) spesso è a corrente alternata. Torreblanca ci lascia con una domanda: ¿Son los varones armas de destrucción masiva?
È come se un’educazione secolare alla violenza, all’aggressività, al dominio unita a un inconscio premio per una serie di stereotipi maschili “sbagliati”, dovessero in qualche modo sfociare: in una guerra, contro il vicino di casa, contro lo straniero, verso i figli e le donne.