Ho letto un molto critico (e anche un po’ polemico) su Le Figaro (ripreso anche da un trafiletto di La Repubblica) in merito all’adozione di una serie di nuovi termini da parte della sinistra francese, una sorta di nuovo vocabolario politically correct. Un esempio: non si dirà più “scuola materna”, ma “prima scuola”. Si tratterà di un modo per avvicinare la lingua a una serie di riforme che sono state o saranno approvate e che vanno a incidere su nuovi diritti e famiglie, in un’ottica di profondo cambiamento dei consueti ruoli uomo-donna? In questi giorni è stata approvata una legge che rende meno tortuoso il ricorso alla IVG, a breve sarà varata una legge per dare uno statuto al “terzo genitore” e si parla di divorzio breve. Può davvero un cambiamento terminologico, aiutare un’intera popolazione ad avvicinarsi e ad accettare le riforme? Il cammino è lungo, ma almeno è iniziato.
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