Non si tratta certamente di una semplice coincidenza se ultimamente il tema del diritto alla salute della donna viene messo costantemente in discussione un po’ ovunque. Perché quando si parla di garantire la possibilità di un aborto sicuro stiamo parlando di salute. Non è impedendolo o rendendolo un percorso ad ostacoli che si tutela la donna. L’aborto non è stato, non è e non sarà mai un evento ‘banale’ nella vita di una donna, perché è un qualcosa con cui dovrà convivere ogni giorno e solo chi non ha a cuore la salute della donna può varare leggi come in Spagna o scatenare ciò che sta accadendo in Francia. C’è chi cavalca questa ondata reazionaria sulla pelle delle donne. Abbiamo vigilato poco e male se oggi ci troviamo sotto questo pesante attacco e vengono rimessi in discussione diritti faticosamente raggiunti. E poi c’è il fallimento a livello di Unione europea, che non è stata in grado di fornire una cornice legislativa unitaria per queste tematiche. Questo vuoto a livello comunitario apre le porte a una legislazione nazionale in balia di venti disparati e pericolosi. Una legislazione eterogenea e ballerina: 28 leggi diverse in materia di Ivg, Malta e Cipro dove è illegale, Irlanda e Polonia in cui è fortemente limitata. Dopo la bocciatura della mozione Estrela, l’Europa si è tirata fuori lasciando la questione agli stati membri. E la chiamano sussidiarietà.
Il 1° febbraio le donne spagnole hanno organizzato il Treno della Libertà e verrà consegnato (al Capo del Governo, al Presidente del Parlamento, alla Ministra Ana Mato, al Ministro Alberto Ruiz Gallardón (autore della proposta di legge) e ai vari gruppi parlamentari) questo documento per protestare contro il progetto di legge del governo Rajoy.
Sempre il 1 febbraio a Milano è previsto un presidio di donne sotto il consolato spagnolo, per solidarietà alle donne spagnole.
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