Ieri rileggevo questa analisi del giornalista danese Mads Frese apparsa su Internazionale n° 1029, poco prima della vittoria di Renzi alle Primarie del PD.
Emblematico il passaggio: “Invece è arrivato il momento di svegliarsi e guardarsi intorno per capire com’è ridotto il paese. Anche se si preferisce guardare al futuro, un progetto di cambiamento può convincere solo se parte da una rilettura del passato più recente. Altrimenti tutto si risolve nella semplice rimozione della situazione attuale”.
Ecco, questo è il nocciolo degli errori sin qui commessi dalla sinistra: scavalcare i passaggi che avrebbero previsto un’analisi, un’autocritica, una comoprensione del contesto. Abbiamo cercato di fare un esercizio di prospettiva sbilanciandoci in avanti, ma senza chairire il punto di partenza, come se si volesse fare un’analisi e comprensione del testo di un libro ancora non scritto, a priori.
Oggi mi imbatto in questa intervista al sempre lucido, ma ahimè dimenticato, Achille Occhetto e trovo conferma su alcune delle mie perplessità. Non ci dovrebbero essere dubbi e tentennamenti sui valori connaturati a un partito che si definisce di sinistra:
“Uguaglianza, solidarietà, capacità di stare sempre e comunque con i più deboli, il pacifismo spesso abbandonato stando dalla parte di guerre ingiuste, la non violenza. Valori che vanno incarnati in programmi di governo”.
Invece si rincorre una politica vecchia di oltre un decennio, il capitalismo dal volto umano di Blair, che ha contribuito a generare alcuni germi della crisi attuale. Si cavalca la solita onda del cambiamento indolore, ma senza aver presente cosa è diventata l’Italia oggi e di come occorra prima intervenire su alcune delle più accese distorsioni economico-sociali, prima di riuscire a posare le fondamenta di un futuro sano ed organico. Senza questi passaggi preliminari, costruiremo di nuovo sulle sabbie mobili e il nostro progetto di sinistra si consumerà in un fallimento.
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