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Terrore e senso di colpa

su 12 aprile 2014

Ieri leggendo della tragica morte della prima donna in Italia per conseguenze pare collegate all’uso della pillola abortiva RU486, ho riflettuto sui toni adoperati dai giornali nel raccontare i fatti. Ho addirittura letto l’intervista a una dottoressa americana pro-life che sosteneva quanto fosse preferibile la via chirurgica. Insomma, leggi e rileggi, l’effetto finale è chiaramente di panico, paura. In pratica ti cresce un grosso punto interrogativo sulla testa e ti chiedi cosa stia accadendo. Ringrazio il post del blog Al di là del buco per aver fornito una analisi sincera e seria. I giornali si sono adoperati a ricostruire i fatti, con un unico intento, a mio avviso e anche per l’autrice del post, scatenare un clima di paura e di diffidenza. Ma se ci pensiamo bene, di controindicazioni ce ne sono migliaia, anche per i farmaci e i vaccini più comuni. Il rischio è presente in ogni operazione, anche la più semplice. Per cui, l’eco e la strumentalizzazione di certe notizie mi sembra non solo irrispettoso nei confronti della famiglia della vittima, ma anche fuorviante e pericoloso. Rientra pienamente in quell’azione oscurantista in atto, con il tentativo permanente di tornare indietro. Perché, ricordiamolo, di aborto, prima della 194, si moriva nelle mani delle mammane. Senza assistenza medica e senza diritto alla salvaguardia della salute, il rischio è elevato.

Oggi arriva qualche chiarimento in più, in questa intervista a Silvio Viale: qui.
Mi viene in mente un episodio della mia vita, sicuramente di tenore nettamente minore, ma significativo di ciò che sta accadendo. Questa spinta malata verso tutto ciò che è naturale, tradizionale ecc. è piena di conseguenze negative. La libertà di scelta non c’è più, sei ostaggio dell’apertura mentale di chi ti trovi davanti. Io ho avuto difficoltà ad allattare mia figlia al seno, perché lei era piccolina alla nascita e faceva fatica ad attaccarsi bene. Allora, dietro pressioni forti delle ostetriche, ho iniziato ad usare il tiralatte. Per quasi sei mesi sono andata avanti così, ogni 3 ore, con continue infezioni e dolori fisici molto forti. Ma ho continuato per mia figlia, e devo ammetterlo, sotto la pressione psicologica delle operatrici dell’ospedale, che se ne sono fregate dei miei dolori e mi hanno considerato una madre poco amorevole. Insomma, per farla breve, nessuno mi ha mai diagnosticato un’infezione. Casualmente, per una forte faringite sono stata costretta a prendere un antibiotico a largo spettro. Ecco, i dolori e le fitte al seno scompaiono. Vado avanti con l’allattamento, ma dovendo rientrare al lavoro decido di interrompere l’allattamento. Vado dal medico e il medico mi prospetta una via crucis, dolori, infezioni, consigliandomi di evitare di interrompere bruscamente con le pillole in commercio. In pratica, lo stesso discorso che mi avevano fatto sino ad allora. Decido di provare. Nessun problema, scopro che non era poi così tanto difficile, e comunque sempre meno doloroso di quello che ho passato prima. Con questo è andato via anche il senso di colpa che mi avevano sapientemente inculcato. Questo è il clima che viviamo, a vari livelli. Questo è il metodo applicato da sedicenti professionisti.

Io sono per la libertà di scelta, sempre e in ogni caso, perché ogni donna è diversa dall’altra e nessuna può permettersi di giudicare l’altra o di imporle qualcosa.
Sono vicina alla famiglia e soprattutto al figlio della donna.

 

Aggiornamento del 26 aprile 2014:

Leggendo il testo di questa petizione, promossa dall’UDI, mi accorgo che sull’argomento RU486 siamo messi proprio male, se per avere la pillola occorre pagare 100 euro di ticket. Non deve essere un lusso, occorre rimuovere questo ennesimo ostacolo alla libera scelta delle donne.

Aggiornamento dell’8 maggio 2014:

Questi sono i primi esiti delle indagini sulle cause del decesso della donna di Torino. La RU486 è stata esclusa dalle cause.

 


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